Mercoledì scorso è stato approvato il Documento di Economia e Finanza 2012, primo atto della catena legislativa che porterà alla composizione del nuovo bilancio dello Stato. Sul piano dei contenuti, la suddivisione in parti si attiene alle indicazioni del Semestre Europeo, procedura comunitaria di valutazione delle politiche economiche.

Nel Programma di Stabilità e Convergenza (PSC) il governo traccia le previsioni macroeconomiche fino al 2015, analizzando il contesto globale ed individuando diversi scenari possibili, mentre nel Piano Nazionale di Riforma sono esposti i mutamenti legislativi, già in atto o ancora in cantiere, volti a raggiungere gli obiettivi programmatici. Nella struttura il documento si presenta in forma analitica, corredato da un notevole numero di grafici e tabelle, somigliando molto ad una pubblicazione accademica sull’economia italiana. Tra le righe, tuttavia, si possono individuare indicazioni ben precise per i prossimi anni, specialmente sul fronte delle riforme, dettate dal pensiero economico dell’attuale governo. L’introduzione, infatti, contiene messaggi chiari sull’impostazione economica: “il governo ha fissato un programma di azioni basato su due elementi, risanamento delle finanze pubbliche e promozione della crescita (…) Un’agenda di riforme che ha tre principi ispiratori: rigore, crescita, equità.” Ancora una volta, dunque, vengono richiamate le ipotesi di base dell’azione di governo, per le quali si sono levate critiche da parte di chi, forse non a torto, ha constatato fino ad oggi la sola presenza del “rigore”, poca “crescita” e nessuna “equità”.

Al momento della presentazione, l’economia italiana vive una nuova perturbazione generata da vecchi problemi: lo spread naviga ancora verso i 400 punti, moltiplicando le preoccupazioni internazionali sulla sostenibilità delle nostre finanze. In tale situazione, le previsioni macroeconomiche emerse dal DEF disegnano uno scenario cautamente rassicurante, suscettibile tuttavia di modifiche in corso d’opera nel caso in cui i mercati mettano a repentaglio la sicurezza dei conti pubblici. Sul fronte della crescita, fattore fondamentale per assicurare la sopravvivenza al terremoto finanziario, le stime confermano la recessione per l’anno in corso con il PIL al -1,2%, mentre una timida ripresa è prevista a partire dal 2013 (+0,5%), per poi proseguire nei due anni successivi (+1% e +1,2%). La differenza rispetto la DEF precedente, approvato dal governo Berlusconi lo scorso anno, è abissale: il PIL era stimato al +1,3% per il 2012 ed al +1,5% per il 2013, superiori rispettivamente del 2,5% e del 1%. La differenza, giustificata in parte dal vortice speculativo iniziato la scorsa estate, mette in evidenza la precarietà delle previsioni, in un contesto caratterizzato da forte incertezza nel brevissimo periodo. I dati, inoltre, cozzano con quelli elaborati dal Fondo Monetario Internazionale, secondo cui la recessione sarà più profonda per quest’anno (-1,9%) e continuerà anche nel 2013 (-0,3%).

Le discrepanze diventano ancora più vistose guardando alle stime di finanza pubblica, ovvero relative al debito ed al deficit, per cui sono stati fatti enormi sforzi in termini di riduzione della spesa pubblica ed aumento delle tasse. Secondo le nuove previsioni, quest’anno l’indebitamento netto dovrebbe attestarsi al -1,7%, mentre per il 2013 sarà a -0,5%: in questo modo sarebbe assicurato il rispetto del nuovo accordo europeo cosiddetto “Fiscal Compact”, siglato il mese scorso dal premier Monti, per cui l’Italia si è impegnata a raggiungere il pareggio di bilancio proprio nel 2013, con una tolleranza di mezzo punto percentuale. Rispetto al DEF 2011, si ravvisa un miglioramento dell’1% sul rapporto deficit/PIL, generato dalle manovre approvate tra settembre e dicembre dello scorso anno. Il FMI, tuttavia, non sembra concordare con tali prospettive: secondo l’organizzazione internazionale, nel 2013 il saldo italiano sarà del -1,5% ed il pareggio di bilancio sarà raggiunto solo nel 2017. Sul piano del debito pubblico, da tutti indicato come la zavorra che frena la nostra economia, un percorso discendente avrà inizio solo nel 2013, quando dovrebbe passare dal 123,4% di quest’anno al 121,5%, arrivando al 118,2% nel 2014. Questo dato sintetizza molto bene l’incertezza derivante dagli interessi sui titoli pubblici: le stime dell’anno scorso, elaborate in primavera quando lo spread era in fase calante, tracciavano uno scenario molto più ottimistico, col rapporto debito/PIL al 116,9% già nel 2013. Il punto è che l’incertezza derivante dai mercati mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi, nonostante gli sforzi economici sul controllo della spesa. Un innalzamento dello spread per un periodo prolungato, infatti, determina l’aumento della spesa per interessi distribuita sugli anni futuri, cui bisogna far fronte con eventuali manovre fiscali per raggiungere un obiettivo prefissato (ad esempio il pareggio nel 2013): tale fenomeno sottopone i cittadini ad una costante minaccia di nuovi interventi su tasse e spesa pubblica.

Per quanto riguarda il Piano Nazionale di Riforma, il documento individua i cosiddetti “colli di bottiglia” (Bottlenecks) che bloccano lo sviluppo, attraverso una comparazione dei dati strutturali italiani con le medie comunitarie. Oltre agli indici di finanza pubblica, emergono dunque altri fattori rilevanti, specialmente in tema di mercato del lavoro e produttività. Il costo del lavoro è superiore in Italia del 2,2%, mentre la produttività media è inferiore del 3,3%. Il dato peggiore riguarda il tasso di occupazione, per cui solamente il 61,1% degli italiani tra i 20 ed i 64 anni lavora, contro una media europea del 68,6%. Ancore peggiori i risultati sull’occupazione giovanile: nella fascia d’età 25-29 anni, ha un lavoro il 58,8% dei giovani, mentre in Europa la media è del 72,2%. In questo quadro s’inseriscono le riforme proposte dal governo, a partire da quelle già in atto, in materia di pensioni, liberalizzazioni e mercato del lavoro. Rappresentano obiettivi programmatici anche le riforme in tema di Pubblica Amministrazione e promozione della ricerca, ambito in cui il mostro paese rappresenta il fanalino di coda con solamente l’1% del PIL investito tra pubblico e privato (contro una media europea dell’1,8%).

Un altro provvedimento di questa settimana, passato senza troppo clamore con una maggioranza schiacciante, riguarda l’approvazione del disegno di legge costituzionale sul pareggio di bilancio. Il riformato articolo 81 recita: “Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali”. L’obiettivo della norma è di rendere credibile la capacità di contenimento dei conti pubblici agli occhi dei mercati, ma sono in molti a nutrire dubbi sull’efficacia e sulle eventuali conseguenze. Sotto il promo aspetto, sarà certamente difficile stabilire ogni volta quali siano gli “eventi eccezionali” tali da consentire l’indebitamento, per cui la norma potrebbe diventare facilmente eludibile. Per quanto concerne le conseguenze, nel caso in cui il vincolo sia rispettato ad ogni costo, i governi perderebbero lo strumento della leva fiscale per far fronte ad eventuali crisi, agendo in modo pro-ciclico quando servirebbero impulsi all’economia.

Alla luce degli obiettivi delineati dal governo, la riflessione si sposta sugli strumenti da mettere in campo per riprendere un percorso di crescita sostenibile, ancora tutti da definire. Le parole introduttive del DEF mostrano la centralità della questione: “Il cuore del problema italiano è tuttavia come tornare a crescere (…) Non c’è ragione per accettare che l’Italia sia condannata ad avere una crescita sotto la media dell’Eurozona da oltre dieci anni.” Ancora una volta, il governo sottolinea che “In questo momento la crescita non può venire da stimoli espansivi della spesa pubblica”, ricordando a tutti che la stagione del rigore è appena iniziata.

programma_di_stabilita_2012.pdf
Programma_nazionale_di_Riforma_2012.pdf

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *