La capocomunicazione nazionale della lista Tsipras, Paola Bacchiddu ha  fatto un post sulla sua pagina facebook personale: una sua foto al mare, di quelle che chiunque pubblicherebbe sulla propria pagina facebook, che la ritrae accoccolata di spalle in costume da bagno. Con la scritta “Ciao. È iniziata la campagna elettorale e io uso qualunque mezzo. Votate L’altra Europa con Tsipras”

Ora  la prima confusione al solito nasce tra pagina privata e pagina pubblica.  Quella era una sua pagina privata  con una forte connotazione politica, giustamente legata alla sua attività di portavoce  della lista Tsipras che molti menzionano senza sapere  bene cosa sia.

E qui si passa al secondo punto: perché non si sa bene cosa sia questa Lista Tsipras? Perché se ne  parla poco, male e in modo disordinato. 

Tuttavia alcune candidate, due in particolare,  come Lorella Zanardo  e  Loredana Lipperini, hanno fatto della rappresentazione di genere, della mercificazione del corpo delle donne, della posizione italiana  al 70esimo posto per la disparità di genere,  e poi del linguaggio  e la comunicazione sessista  i loro cavalli di battaglia se non la missione che si prefiggono e che intendono meritevolmente di  portare  in Europa.

Anche se  la portavoce se le dimentica bellamente  arriviamo però al suo messaggio:  non si parla di noi. Le persone sono poco informate perché i media parlano solo quando metti un culo.  E come darle torto?

Questo dettaglio, assolutamente condivisibile  non è un’interpretazione ma ce la riporta Alessandro  Gilioli dell’Espresso che ci dice di aver avuto una telefonata privata con la giornalista (un po’ sempre tutto in privato fra giornalisti –  estenuante –  ma va bene):

Ho un po’ seguito, per amicizia e vicinanza politica, il lavoro che Paola Bacchiddu ha fatto da metà febbraio a oggi come capo della comunicazione della lista Tsipras. Ho quindi vissuto giorno per giorno, nelle sue telefonate e nei suoi messaggi, le difficoltà enormi all’interno delle quali si è mossa per tentare di raggiungere i suoi obiettivi: primo, far sapere che esisteva questa lista; secondo, comunicare almeno i suoi due o tre punti programmatici fondamentali; terzo, cercare di far capire che le intenzioni con cui questa lista è nata non sono quelle di rieditare per l’ennesima volta un’ammucchiata della sinistra radicale, ma si sta tentando di fare una cosa nuova e diversa anche come approccio mentale e, sì, anche un po’ generazionale.

Si chiariscono così  ancora meglio le intenzioni di Bacchiddu allora:  protestare contro questo monopolio mediatico che si è accaparrato Renzi  fin troppo  sostenuto da una parte, e Grillo, re indiscusso dei social e di conseguenza  di tutti i media che ormai raccolgano quello che c’è nei social.  Quindi c’era  un secondo  grado che andava capito. E che in moltissimi infatti hanno capito.  Soprattutto gli elettori eventuali.

Solo che non si è capito perché Paola Bacchiddu  esperta di comunicazione” non si sia chiesta  che fine avrebbe fatto il suo messaggio così ambiguo a metà  tra la pagina privata dove si mettono anche le foto del proprio gatto, e il pensiero politico, il proprio ruolo di portavoce che doveva semmai avere una pagina ufficiale, e la reale pagina ufficiale della Lista Tispras che si trova su internet.  E ancora, perché ha messo se stessa se voleva parlare di comunicazione di un partito e in nome anche di candidate nelle quali moltissimi  credono perché hanno creduto esattamente al loro tipo di battaglia?

Allora siamo di nuovo alla confusione su ciò che si fa liberamente con se stessi e quando si ha un ruolo. Se rappresento i candidati di un partito con delle idee e qualche rimasuglio di ideale perché devo aderire a cosa ci dice di fare il berlusconismo per  tentare di ribaltarne il senso?  Allora  fa bene Renzi a imitarlo!

Se sono un artista, mi spoglio nuda, e faccio della mia performance una protesta, è  un segno di libertà e di riappropriazione del corpo. Se sulla mia pagina facebook pubblico il mio  fondoschiena sono affari miei. Non comunico invece affatto libertà se col mio corpo devo vendere un prodotto (libertà della modella forse, ma non del messaggio), non comunico spessore infine se per  affermare delle idee  uso gli stessi strumenti di chi intendo ribaltare in quanto partito rivoluzionario.

E‘ irrilevante  perciò che alcuni abbiano capito. O che si sia spiegato “dopo”.  Ancora peggio. Per non parlare del richiamo all’ “ironia” di cui siamo stati nutriti da anni di veline e Antonio Ricci.

Puntuale come un orologio svizzero si sono  infatti  aperte le due  tradizionali fazioni: da una parte chi protesta è variamente  accusato di essere vetero femminista (ti pareva), cioè quella cosa bruttissima che però ha consentito a Paola Bacchiddu di essere portavoce di un partito come quello di Altra Europa e a molte di candidarsi, oppure è  “bacchettona e suora”. E ti pareva pure questo. 

Dall’altra invece ci sono quelle che devono difendere la libertà del corpo a vanvera, usando appunto esattamente gli stessi argomenti usati fino a ieri dalla destra, e che le candidate Tsipras hanno cercato di smontare come obiettivo della loro  battaglia Tsipras. Invece  ecco che hanno  pubblicato  altri culi e altre tette in segno di libertà. Insomma tutto molto  prevedibile, e molto triste, perché infatti non si è parlato  subito dopo  di contenuti ma di un culo appunto. E ancora si parla di questo  con grande plauso di  irriducibili  comunicatori:   “è giusto, la comunicazione si fa così” affermano. Oppure:  “ hai visto che  gran successo? Aveva ragione lei”. Niente  manifesto Tsipras, né  immigrazione, né   lavoro, né  donne,  né di altro. Ma appunto  la questione è il culo  da oggi collegato per sempre alla Lista.

Il  punto che tiene insieme e che dà anche ragione  però a questa  goffa  protesta di Bacchiddu (e la ben più orrida difesa che ne è seguita) è  che sia verissimo  che ormai la comunicazione politica in Italia sia fatta  da urla,  parolacce e pornografia  con in mezzo qualche notizia.  Le famigerate fotogallery dei più grandi quotidiani on line sono fatti solo di questo, la comunicazione si fa, e diciamo anche si mantiene, unicamente con questi  frammenti televisivi che  producono torpore o disgusto, ma che sono comunque sempre vincenti.

Anche  a voler essere distratti l’ascesa di Renzi e del suo pool di ministre è stata caratterizzate da pagine e pagine concentrate sulle  natiche di Maria Elena Boschi mentre firma il giuramento, del fake su Maria Elena Boschi, e dello scandalo che anche il Build se ne fosse appropriato.  Il quotidiano  Libero fece addirittura un sondaggio: alcune male lingue di palazzo dicono che la ministra sia un po’ forte di fianchi. Voi che ne pensate? E giù valanghe di insulti alla ministra. Poi lei però replica, e ti pareva, che le donne vanno valutate per quello che fanno in politica. E allora  si fa la copertina su Vanity Fair e dice una serie di cose che nessuna donna di sinistra sensata avrebbe mai voluto leggere, confermando che  forse era meglio parlare di fondoschiena.

Ma  non è solo culo la comunicazione. Sulla stessa linea  c’è anche il disprezzo di Grillo. Che urla e insulta.  Allora era questo il dibattito – politico –  che andava fatto: le derive della comunicazione  politica, basata unicamente sul disprezzo per l’elettore spettatore. La garanzia che  in fondo lui potrà mantenere una pessima idea di se stesso, con una specie di patto sadomaso: ti dico che fai schifo,  ti imbroglio e faccio schifo con te. Solo che per lanciare una questione del genere ci volevano appunto delle idee, molta competenza  e non un culo. Sperare che  poi  qualcuno interpretasse correttamente o è inettitudine o grande malafede.

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