Nostalgia delle origini? Forse. Fatto è che sempre attira la nostra attenzione, che sempre uscita in noi profonda emozione il richiamo ad Atlantide, il continente perduto. Né si tratta di qualcosa di nuovo.

“Oltre quelle che ancor oggi si chiamano Colonne d’Ercole si trovava un grande continente detto Poseidonia o Atlantis, che misurava tremila stadi in larghezza e duemila in lunghezza, più grande dell’Asia e della Libia prese assieme…”. Così Platone, verso il 355 a.C.,   in un suo celebre dialogo, il Timeo. E ancora, il grande filosofo, accenna ad Atlantide nel Crizia. Già Aristotele, peraltro, riteneva che si trattasse di una favola non corrispondente ad alcuna realtà concreta. Ma molti altri, nel corso dei secoli, hanno pensato diversamente.

Così il gesuita Athanasius Kircher, nella sua opera Mundus subterraneus, del 1678, afferma che l’Atlantide sarebbe esistita ad occidente di Gibilterra e che le isole Canarie e l’arcipelago delle Azzorre, ne sarebbero state i resti. E nel XIX secolo, quando, grazie all’impiego dello scandaglio, fu scoperta la dorsale medio atlantica (possente catena montuosa sottomarina) che affiorava nelle Azzorre e nell’Islanda, l’americano Ignatius Donnelly pensò di trattasse della parte principale dell’Atlantide sprofondata, da lui ritenuta il Paradiso terrestre. Ma saltiamo al 1968, quando nelle acque poco profonde delle Bahamas il naturalista J. Manson Valentine scoprì quello che viene chiamato muro di Bimini: una strada fatta di grossi blocchi squadrati. E le Bahamas vennero candidate come sede del regno di Atlantide.

Altre Atlantidi sono state posizionate in Cornovaglia, a Ceylon, in Sud Africa, a Creta, nel Mar Egeo (isola di Thera o Santorini). Interessante ricordare che, secondo una tradizione degli antichi abitanti del Messico, costoro avrebbero abbandonato l’isola di Aztlan che stava sprofondando: ed essi si facevano chiamare Aztechi, cioè abitanti di Aztlan. E non mancano ricercatori (come Jim Allen) che collocano Altantide nell’America del Sud. Nel 1997, una equipe di oceanografi diretta dal prof. Masaki Kimura, un geologo giapponese, ha scoperto nelle acque dell’isola Yonagumi, nell’arcipelago delle Ryukyu, i resti di un’antica civiltà che, collegano, a 25 metri di profondità, il Giappone a Formosa. Sorprendenti le corrispondenze architettoniche con la civiltà egizia, mesopotamica e mesoamericana. Atlantide? Chissa?

Sempre Platone, poi, descrive Atlantide come un paese paradisiaco, dove abbondavano i metalli (oro, argento, oricalco), dove erano   fonti di acqua calda e fredda, giardini, frutteti, e dove il suolo dava due raccolti l’anno. Al centro, il tempio di Poseidone, il dio del mare, di cui i re di Atlantide erano i discendenti. Non mancavano gli animali, tra cui gli elefanti. Ma come e perché Atlantide è finita? Le ipotesi sono molteplici: dall’eruzione vulcanica alla guerra nucleare, al terremoto alla caduta di un asteroide o di una luna che, in tempi remoti, avrebbe orbitato intorno al nostro pianeta. Come dice ancora Platone nel Timeo, “…avvennero violenti terremoti ed inondazioni, e nel corso d’un terribile giorno e d’una terribile notte tutta la bellicosa stirpe scomparve sotto la terra, e similmente scomparve Atlantide nel mare”. E poi? Possiamo immaginare che i sopravvissuti si sparsero per il mondo, raggiunsero da una parte il bacino del mediterraneo, dall’altra l’America centrale e meridionale e cominciarono a tramandare la storia del loro continente scomparso. Quella storia che è giunta fino a noi attraverso i millenni.

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