(Mensis) Julius: mese Giulio. Lo stesso nome di Cesare. Così decretò il Senato romano nel 710 a.U.c., su proposta del console Marco Antonio. Prima il mese si chiamava Quintilis, poiché era il quinto del calendario avanti la riforma giuliana. Forte, in Roma, in questo mese, la presenza di Apollo divinità introdotta dalla Grecia. Se ne avvertiva, soprattutto, la funzione di medicus, di guaritore. Nel V secolo, in occasione di un’epidemia, fu votata la costruzione di un suo tempio, che gli fu dedicato nel 431, in pratis Flaminiis, alle pendici sud-occidentali del Campidoglio. Ma il suo culto fu incrementato soprattutto durante la seconda guerra punica. Ed è Augusto che ne decretò il trionfo, accogliendolo come suo nume tutelare. Nel Giappone di tanti anni fa la campanella indicava il mese di luglio. E il gelsomino, simbolo d’affetto nascente, di tenerezza, è il suo fiore. Pesanti si muovono nell’aria le farfalle nella “luna dell’oca che non vola”, come dichiarano i Tlingit d’America.

S’è detto di Apollo. Ancora: Leto (o Latona), incinta ad opera di Zeus, cerca invano una terra che l’accolga per partorire: ogni regione, istigata da Era, legittima moglie del signore degli dèi, la respinge. Ma l’accetta un’isoletta sterile e fluttuante, Ortigia, l’isola delle quaglie. Là, Latona, inginocchiata presso l’unico albero esistente, una palma, dà alla luce il piccolo Apollo. Ed ecco, al momento della nascita, l’isola fiorisce tutta e viene ancorata al fondo del mare da colonne d’oro. E da allora è detta Delo, la brillante. Sette cigni, per sette volte, fanno il giro dell’isola e poi recano Apollo, trascinando un carro, nella lontana terra nordica degli Iperborei, che vivono sotto un cielo sempre sereno: Là il dio vive parte dell’anno, tornando in Grecia, riferisce, Alceo, ogni estate: “Egli, salito sul carro, spinse a volo i cigni verso il paese degli Iperborei… rimasto un anno laggiù a compartire oracoli, quando credette giunto il momento di far suonare i tripodi anche a Delfi, comandò ai cigni di spiccare il volo dal paese degli Iperborei” (Imerio). Ed è fra l’avvampare dell’estate e l’arrivo del Dio che anche la sua lira vibra con estivo entusiasmo. E cantano con lui gli usignoli… e cantano le rondini e le cicale… E la fonte Castalia scorre con argentee acque fluenti, ed il Cefiso alto estua con il ribollire dei flutti… (Imerio che richiama Alceo). Sede principale del luminoso dio è Delfi, dove la sua sacerdotessa, la Pizia, rende oracoli in suo nome, invasata dal sacro fumo che la penetra attraverso l’utero (delphys, in greco). Micidiali, però, le frecce di Apollo, così come micidiali possono essere i raggi del Sole. E ne fanno le spese il serpente (o drago) Pitone e il serpente femminile Delfine; come pure i figli e le figlie di Niobe, sterminati dal dio insieme con la sorella Artemide (Diana), per una offesa fatta dalla stessa Niobe a Latona.

Ma Apollo è anche dio della musica e della poesia(le nove Muse sono la sua corte), nonché della divinazione e della medicina (Esculapio, protettore dell’arte medica, è da lui generato. Ogni umana ordinata armonia espressa nelle varie forme del vivere civile è di Apollo che, accanto all’arco, ha per attributo essenziale la lira o cetra; strumento dorato e potente il cui suono placa le misteriose forze malefiche dell’universo e fa cadere fin la lancia del dio della guerra; sbigottiscono al prodigioso suono i nemici della luce (Pindaro).

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