Secondo il calendario astrologico cinese, il 2014 è l’Anno del Cavallo, che inizia il nostro 31 gennaio. Ne parleremo, quindi, a suo tempo. Accenneremo qui, invece, al simbolismo del cavallo che assume una importanza davvero notevole.

Il mito ellenico narra di Poseidone-Nettuno che, in gara con Atena-Minerva, colpisce la roccia con il suo tridente facendone scaturire il primo cavallo. Ma i cavalli sono anche figli dei venti: quelli dei Dioscuri, ad esempio, del vento Padagreo; quelli di Stenelo, di Zefiro e di un’arpia; e pure un’arpia è la madre dei cavalli di Achille.

Il cavallo nero, ricco di valenze cupe e telluriche, è quasi sempre simbolo di morte. Il diavolo, nella Cerca del Santo Graal, si mostra a Parsifal come un nero e mostruoso cavallo: e il folklore bretone abbonda di narrazioni su cavalli neri, espressioni di demoni o di anime dannate. Ma temibile è anche il cavallo pallido, bianco come un sudario o un fantasma. Si tratta qui di una bianchezza lunare, notturna, fredda, fatta di vuoto, di assenza di colore; non della bianchezza diurna, solare, calda, somma di tutti i colori. Per Apollonio di Tiana la morte è come un rapido destriero; e per Artemidoro, sognare un cavallo significa la morte del malato. Da non dimenticare, poi, sempre in negativo, il cavallo sauro o rossiccio, portatore di guerrra, come nell’Apocalisse o, sempre nell’opera di Giovanni di Patmos, il verde cavallo che semina la peste. Ma il cavallo, per la sua corsa veloce, il suo galoppo, allude spesso, specie nel Rinascimento, alla giovinezza umana con tutto quel che contiene di ardore, di fecondità, di generosità, ma anche all’impulso del desiderio. Per San Gerolamo lo stallone ben pasciuto nitrisce alla femmina altrui; e per San Gregorio indca l’impurità e la vita disordinata. Ciò spiega, tra l’altro, certe creazioni dell’arte romanica che mostrano uomini-cavallo e donne-giumenta come raffigurazioi di demoni o di vizi capitali. Come dimenticare, del resto, l’ambiguità erotica dei termini “cavalcare” e “montare”? Il cavallo è anche associato agli incubi. Un proverbio tedesco dice che il diavolo cavalca coloro che hanno incubi. E come nin ricordare il famoso quadro di Fussli, l’Incubo, appunto, dove una terribile testa di cavallo minaccia la dormiente?

In positivo, il cavallo bianco è, innanzitutto, quello che tira il carro del Sole; ma i cavalli solari non sono solo bianchi bensì anche brillanti come fuoco, attributo di Apollo. Ed è su un carro di fuoco trainato da cavalli  che Elia si innalza al cielo. Il cavallo bianco è immagine della compiuta bellezza, della signorìa dello spirito sui sensi (ricordiamo il mito platonico della biga tirata da un cavallo bianco e da un cavallo nero); bianco d’un bianco abbagliante è simbolo di maestà, cavalcatura degli eroi, dei santi, dei conquistatori, delle figure messianiche. Il Kalki Avatar, ultima incarnazione di Vishnu, sarà un bianco cavallo; e su un cavallo bianco ritornerà Maomertto; bianco è il cavallo che, nell’Apocalisse, è montato dal cavaliere il cui nome è Fedele e Veritiero e bianchi sono i cavalli delle armate celesti. Da ricordare anche Pegaso, nato dal sangue della Gorgone decapitata da Perseo e poi divenuto la cavalcatura di Bellerofonte, il vincitore della Chimera; non solo ha le ali e vola, ma fa scaturire, battendo i suoi zoccoli, fonti le cui acque favoriscono l’ispirazione poetica e profetica. Virtù che ritroviamo in Baiardo, il cavallo del paladino Rinaldo. Si perviene così agli aspetti oracolari del cavallo: il cavallo prevede le imboscate, scopre i fantasmi, si arresta davanti all’ostacolo invisibile. L’ippomanzia, la divinazione basata sull’interpretazione dei movimenti del cavallo, era del resto assai particata nell’antichità. L’animale, inoltre, si presenta spesso come psicopompo, conduttore, guida delle anime nell’aldilà; è questo, anche, il significato dei cavalli interi o degli elementi richiamanti il cavallo ritrovati nelle tombe della Cina e della Gallia. E il viaggio dello sciamano nell’altro mondo è paragonato ad una cavalcata.

Al cavallo si collega spesso anche il sacrificio. Secondo le Upanishad, immolando il cavallo si sacrifica il mondo; e Achille sacrifica sulla tomba di Patroclo quattro cavalli perché lo conducano nell’aldilà. A Roma, durante le Equinie (27 febbraio-14 marzo), si consacravano a Marte i cavalli destinati al combattimento e il 15 ottobre, finito il periodo delle campagne militari, si sacrificava alla stesso Marte un cavallo dalla testa ornata di spighe.
Gli occultisti occidentali hanno poi insistito sul rapporto fonetico tra cavallo (caballus) e cabala, indicando, nell’equino, l’animale cabalistico per eccellenza, veicolo della conoscenza e dell’ispirazione.

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