Molte persone quando leggono un libro, soprattutto se filosofico, tendono a condividere la teoria del testo. Chissà perché i libri hanno sempre avuto questo potere: convincono le persone, come se ciò che c’è scritto sia senza dubbio certo e corretto.
Per fortuna esistono molti libri con le più diverse teorie e non c’è dunque il rischio di un pensiero comune, di una teoria unica. E chi legge molti libri ha la possibilità di confrontare diverse idee così da poterne creare di proprie.

Ma se ai libri rimane il pregio di… smuovere i neuroni, un mezzo più potente e pericoloso riesce a dominare il pensiero. La televisione.

Televisione creatrice di realtà
Esattamente come i libri, la televisione crea la realtà, ma la realtà creata dalla tv è molto più vasta e può contare sulla sostanziale passività dello spettatore. Chi legge viene stimolato al ragionamento critico, chi guarda la tv, al contrario, viene spesso indotto a mettere da parte il ragionamento critico, viene indotto a credere che le immagini siano garanzia di oggettività e dunque che non ci sia spazio, bisogno, di ulteriori riflessioni, interrogativi.
Chi fa zapping tra le reti, proprio perché in quel momento vuole rilassarsi senza pensare troppo, apre inconsapevolmente la sua mente facendo sì che entrino informazioni a raffica senza una linea difensiva di ragionamento: ogni giorno la gente perde un po’ di “cervello” guardando la televisione.
In un istante diventano vere informazioni sbagliate: reali solo perché sentite in televisione.
Per di più non è da sottovalutare che molte persone usano unicamente la televisione come mezzo di informazione. Queste persone non potranno che prendere per vera la realtà spesso distorta che la televisione rimanda loro, creando un nuovo tipo di realtà spesso fondata sull’ignoranza e sulla “non-scienza”.

Televisione creatrice di nuovi valori
La televisione non solo crea realtà fasulle spacciando dicerie che vengono passate come informazioni, ma sta creando anche una nuova realtà di valori espressa attraverso sensazioni e immagini, nella quale ciò che conta è l’apparenza e non la sostanza.
In un mondo troppo concentrato sull’involucro è ovvio che sia ancora più facile spacciare disinformazione per informazione.
A cosa potremmo arrivare partendo dalla finzione televisiva? A quali realtà stiamo credendo, utilizzando la televisione come nuova enciclopedia? E sulla base dei valori diffusi dagli odierni talk show televisivi, che realtà stiamo costruendo per noi e i nostri figli?
Chiedersi come tutto questo abbia avuto inizio può farci trovare uno spiraglio e anche una spinta per invertirne la rotta.

Dalla nascita pedagogica ad una nuova utilità economica
Alla sua nascita, la televisione veniva usata per educare e informare il popolo. Uno dei primi programmi della tivvù italiana fu “Non è mai troppo tardi”, dove il maestro Manzi insegnava a leggere e scrivere.
Col tempo si è scoperta la potenza del mezzo come veicolo pubblicitario. Sono nati sempre più programmi di intrattenimento. In un primo tempo a base in qualche modo culturale, come i primi giochi a premi, i quiz come Lascia o Raddoppia o Rischiatutto. Il gioco richiedeva comunque, ancora, un ragionamento, un’informazione cosciente. Tutti elementi deleteri per la pubblicità. Servivano programmi che non facessero ragionare, così che le pubblicità non venissero passate al vaglio della critica.

E perché no? Anche la politica ne ha potuto trarre benefici, oltre alla propaganda diretta e indiretta (quest’ultima più pericolosa) la tv ha allestito le varie arene dei reality che fungono da anestetico popolare.

Una domanda preoccupante
Sostengono i responsabili del palinsesto televisivo di dare semplicemente al popolo quello che il popolo vuole, allora c’è da chiedersi: se il popolo volesse guardare snuff movie cosa farebbero, glieli darebbero?
Se la risposta è no, come spero che sia, allora perché dare al popolo il degrado culturale anche se sembrerebbe essere quello che vuole? Il pubblico sarà senz’altro in grado di… adeguarsi anche a programmi di maggiore spessore culturale. E’ il fenomeno dell’informazione che, quando è corretta, diventa anche formazione.

Il rischio attuale
Attualmente il rischio reale è di educare persone, ancora non contagiate, alla morbosità trattata dai temi televisivi. Tra queste persone vi sono i bambini, i quali purtroppo stanno già subendo questo tipo di educazione. “Mamma, ma lo guardano tutti”: ed ecco come anche il ragazzino non interessato alla stupidità mediatica, si ritrova prigioniero della rete.
E l’alibi dei responsabili dei palinsesti (“è quello che il popolo vuole”) sarà proprio per questo sempre più vero.: avremo un pubblico che vuole solo l’idiozia televisiva.

Ma io la tv l’accendo senza guardarla
Sicuramente c’è una parte di pubblico che accende la televisione per avere compagnia “sonora” ma non la guarda. Anche in questo caso vale comunque il consiglio: spegnete la televisione, i messaggi entrano comunque, o tutt’al più puntate ad un canale di nicchia (uno dei pochi pregi del digitale terrestre). Sebbene anche scegliendo alcuni canali e programmi, i messaggi latenti saranno sempre gli stessi: l’importanza dell’apparenza, il valore del denaro, il valore oggettuale della donna, l’inutilità del pensiero.
La televisione è nata come mezzo pedagogico e di informazione: le capacità sono rimaste immutate, gli obiettivi sono degenerati.

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