Due studentesse della Ca’ Foscari di Venezia, si trovano in Nepal dal 2 marzo 2020. Arrivate nell’Estremo Oriente per un progetto universitario che prevedeva il tirocinio di un mese, ora sono relegate in un piccolo villaggio della vallata di Kathmandu, a Bosan, ospiti di una famiglia locale.  Le due studentesse sono Alice Rizzo e M. V., che non vuole rendere pubblico il proprio nome i propri dati, ma entrambe non vorrebbero trascorrere il resto dei propri giorni in esilio forzato sotto sorveglianza…

La fiducia nel del Ministero degli Esteri è massima, però la Farnesina è da tre settimane che sta lavorando, in collaborazione con il Consolato Italiano per Calcutta e Nepal, il Governo del Nepal e l’Unione Europea, per cercare di organizzare il volo di rientro dei cinquanta cittadini italiani che desiderano essere rimpatriati. Kathmandu è in blocco totale, non si entra e non si esce dalla vallata, non sono ammessi spostamenti per il paese. I posti di blocco sono numerosi e le autorità sono molto severe. La famiglia, dove le due ragazze si trovano, è molto ospitale; vengono trattate bene e non fa mancare loro nulla. Vanno molto d’accordo e sotto questo punto di vista sono fortunate. Non hanno neanche problemi di salute, per il momento. I turisti che sono in centro, alloggiano in alcuni hotel sparsi nella vallata, e hanno l’obbligo di uscire il meno possibile.

Un mesetto fa, sono iniziati i problemi con la cancellazione del volo di rientro, previsto per il 1° aprile, e da quel giorno anche per loro è iniziato il calvario del rimpatrio: prima hanno provato a prenotare un altro volo con un’altra compagnia, ma è stato tutto inutile, poi, su consiglio del Console di Calcutta, responsabile anche per il Nepal, hanno prenotato un terzo volo con la Qatar Airways, segnalato come volo garantito. A partire dal 24 marzo però, il governo nepalese ha iniziato a prendere misure di precauzione molto restrittive tra cui anche la chiusura definitiva dell’aeroporto, sospendendo tutti i voli, sia nazionali che internazionali. Inoltre la polizia di Kathmandu non consente più di circolare nel villaggio.

Nonostante il blocco sono partiti, in questi giorni, diversi voli organizzati dall’Ambasciata Tedesca e dall’Ambasciata Francese, riservati solo ed esclusivamente ai loro rispettivi cittadini. È da questi avvenimenti che si percepisce lo spirito della Unione Europea! Eppure, per i cittadini italiani era in programma un volo, o per il 1° o per il 2 aprile, ma ormai questi termini sono stati vanificati per altri cittadini che hanno soppiantato gli italiani. Indubbiamente, il carico di lavoro del Ministero degli Esteri, in questi giorni, è consistente e i funzionari della Farnesina sono molto impegnati poiché sono tanti gli italiani che vorrebbero rientrare nella propria Patria. Non si sono, di certo, dimenticati del rimpatrio dei nostri connazionali dal Nepal che, per il momento sono sani e lontani dal covid-19, che sta mietendo vittime in tutto il Mondo: attualmente ci sono solo nove casi certificati. Tuttavia è importante cercare di agire prima che la situazione degeneri, a causa del sistema sanitario e delle condizioni igieniche spesso precarie, ma soprattutto è importante agire prima che il governo nepalese prenda altre repentine decisioni restrittive. Già vengono segnalati atti aggressivi verso italiani nel centro, a Kathmandu.
Il problema principale attuale è che la Farnesina abbia scoperto solo da qualche giorno del reale numero di persone “abbandonate” in Nepal. Eppure, l’intero gruppo di italiani è in contatto costante con il console italiano da almeno due settimane.

Alcuni nostri connazionali hanno perso la fiducia nel Consolato Italiano; non sanno cosa fare; forse sarebbe meglio rivolgersi ad altre ambasciate europee, chiedendo a loro aiuto?

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