C’è un limite oltre il quale la satira non può andare? E se c’è, chi o cosa lo stabilisce? Domande semplici, banali: ma sono le prime che vengono in mente pensando alla denuncia che Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, ha sporto nei confronti del sito satirico Umoremaligno.it.

Nel mirino di Mancuso, in particolare, è finito il post del 18 giugno, intitolato “Gnooohhh!”, dove si può leggere, tra l’altro: “Ma quali trattamenti possono migliorare la vita di un disabile e della sua famiglia? Al primo posto c’è naturalmente l’eliminazione del soggetto, che non tutti si sentono di praticare vuoi per timore delle conseguenze legali vuoi per un malsano attaccamento che con il tempo si sviluppa anche verso le più immonde fra le creature: per questa ragione sarebbe assolutamente opportuna l’uccisione in culla, magari con l’aiuto di personale sanitario prezzolato che aiuterà a simulare un incidente.” O ancora: “I disabili psichici sono generalmente più autonomi ma insopportabilmente curiosi, logorroici e stupidi: la soluzione migliore è di imbottirli di psicofarmaci in modo da trasformarli in vegetali inutili, fino a un sovradosaggio letale”. E’ evidente che queste frasi, estratte in maniera acritica dal contesto, sono palesemente gravi. Ma, appunto, fuori dal contesto. All’interno del post, all’interno del sito Umore Maligno, queste frasi non stonano: sono considerate – dai lettori abituali del sito – per quello che sono. Satira. Satira che ad alcuni potrebbe non far ridere. Satira che, invece, dovrebbe far riflettere.

Chi nello scambio “Papà, è vero che io sono un bambino speciale?” “No, sei handicappato” legge solo una battuta, e non coglie la drammaticità della situazione reale, manca completamente il bersaglio.
Su Umore Maligno scrivono una persona disabile e due persone con familiari gravissimi portatori di handicap. Il che non autorizza un bel nulla, sia chiaro. Ma aiuta a capire.

Commentando il video che mostra Ileana Argentin, deputata del Partito Democratico, chiedere l’oscuramento di Umore Maligno, un utente di Youtube scrive: “E se una persona portatrice di handicap si sentisse ferita (dalla satira del sito, ndr)? La risposta è semplice: sarebbe un problema di quella persona. Umore Maligno non obbliga nessuno a leggerlo: se uno finisce su quel sito, sa cosa aspettarsi. Altrimenti, seguendo lo stesso ragionamento, Gioele Dix a Zelig non dovrebbe più parlare del traffico, perché potrebbe urtare la sensibilità di chi ha avuto un familiare morto in un incidente stradale. Si finirebbe in un vortice che consente solo agli Ebrei di fare battute sugli Ebrei, solo ai neri di fare battute sui neri, solo alle persone basse di fare battute sulle persone basse.

Secondo Mancuso, Umore Maligno “vuole insultare e diffamare il più possibile, soprattutto chi non si può difendere”. Difendersi da cosa, esattamente? La satira attacca il potente, non la vittima. È evidente che in questo caso la satira attacca la natura (o Dio, o la realtà, o il destino, scegliete voi) che ha imposto una condizione di vita sfortunata (sì, sfortunata, al di là delle ipocrisie) alle persone disabili. Di certo, non attacca le persone disabili. Non è difficile capirlo, ma sfugge anche a Gianluca Nicoletti, che sulla Stampa, in qualità di padre di un ragazzo autistico, scrive: “che siate sfigati è un dato di fatto…Altrimenti avreste scelto bersagli un pochino più reattivi di qualche inoffensivo personaggio come i nostri figlioli”.

Sul blog esseridisgustosi.blogspot.com, curato da uno degli autori di Umore Maligno, si legge: “Umore Maligno è stato denunciato da Aurelio Mancuso, quello che per attirare l’attenzione annunciò una lista vagamente nazista di politici omosessuali. [Il post incriminato] incita ad uccidere disabili subito dopo la nascita. Come dimostra l’ondata di portatori di handicap ammazzati a ridosso dell’uscita dell’articolo. Non scherzano, credono veramente che la satira sia soltanto una copertura e che vogliamo esclusivamente propagandare idee culturali da codice penale. Dannazione, ci hanno scoperto”.

La difesa è chiara e semplice. “Non è questione di satira di cattivo gusto o di provocazione, possono piacere o meno, ma ritenere che Umore Maligno sia un blog dove si fa proselitismo per uccidere disabili vuol dire essere incapaci di immedesimarsi nella finzione letteraria”.
Ma, soprattutto, la difesa chiama in causa un certo Jonathan Swift, che poco meno di trecento anni fa, nella sua “Modest proposal”, scriveva: “ Io penso che nessun signore si lamenterà di pagare dieci scellini il corpo di un bambino ben grasso che, come ho già detto, può fornire quattro piatti di ottima carne nutriente per quando abbia a pranzo qualche amico di gusti difficili, da solo o con la famiglia. Il proprietario di campagna imparerà così ad essere un buon padrone ed acquisterà popolarità fra gli affittuari, la madre avrà dieci scellini di profitto netto e sarà in condizione di lavorare finché genererà un altro bambino. I più parsimoniosi (ed io confesso che la nostra epoca ne ha bisogno) potrebbero scuoiare il corpo, la cui pelle, trattata artificialmente, dà meravigliosi guanti per signora e stivaletti estivi per signori eleganti. Per quanto concerne la nostra città di Dublino, nelle parti più acconce, potrebbero apprestarsi mattatoi per codesta bisogna; e possiamo star certi che non mancheranno i macellai; anche se io vorrei raccomandare di comperar vivi i bambini e di prepararli caldi, appena finito di usare il coltello, come si fa per arrostire i maiali”.
Perché, conclude l’autore dell’intervento, “chiedere la censura di quella pagina è come pretendere di cancellare la realtà, realtà che mai potrà essere più crudele di qualsiasi satira”.

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