Ritrovati due capolavori eseguiti dai maestri dell’impressionismo Paul Gauguin e Pierre Bonnard. Un operaio della Fiat li aveva comprati per 45 mila lire e, inconsapevole del loro valore, li teneva appesi nella sua cucina da circa 40 anni.
Le due opere sono state presentate nel corso della conferenza stampa tenuta nella sede del Ministero dei Beni Culturali dal generale Mariano Mossa comandante del Comando Tutela Patrimonio Culturale (Tpc) alla presenza del Ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini.

“Un recupero straordinario” lo ha definito il ministro “simbolo dell’ottimo lavoro che da tanti anni svolge il Comando Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri”. E’ stata ripercorsa la storia dell’incredibile rinvenimento, frutto di una meticolosa indagine iniziata quasi un anno fa. Era l’estate del 2013 quando il Comando TPC entrava in possesso di alcune fotografie relative ai due dipinti: il primo a firma Paul Gauguin, datato 1889, raffigurava una natura morta con cagnolino; la tela a firma Pierre Bonnard raffigurava invece una fanciulla seduta in giardino. L’unica notizia di cui si era a conoscenza era che le tele fossero state acquistate nel 1975 per la cifra di 45 mila lire. Dal momento che entrambe non comparivano tra le opere d’arte da ricercare censite nella Banca Dati del TPC, fu deciso di condurre ricerche di natura documentale, sia sul web che sui cataloghi cartacei, per verificarne la veridicità. Fu così che i carabinieri, coordinati dal procuratore aggiunto della Procura di Roma, Giancarlo Capaldo, e dal sostituto Giuseppe Cascini, appurarorono che il dipinto di Gauguin risultava pubblicato nel catalogo Georges Wildestein del 1964 ma non lo era più nell’edizione del 2001. Era ipotizzabile quindi che l’opera fosse scomparsa o fosse stata rubata in quest’arco di tempo. Durante le successive indagini i carabinieri rintracciarono altro materiale utile all’identificazione delle opere, tra cui due articoli pubblicati dal New York Times e da un quotidiano di Singapore, dai quali si scoprì che le opere erano state rubate nel 1970 a Londra ad una facoltosa famiglia del posto, i Marks-Kennedy. Circa due mesi fa le forze dell’ordine sono riuscite a identificare il possessore delle opere e a convincerlo a riconsegnarle. La storia dei dipinti, che si è potuta in parte ricostruire, è incredibile e rocambolesca. Furono rinvenuti a Torino sul vagone di un treno proveniente da Parigi e accantonati nei depositi ferroviari senza che ne fosse capito il valore. Furono successivamente venduti ad un’asta bandita dalle Ferrovie dello Stato, finalizzata alla vendita degli oggetti rinvenuti sui treni dal personale di servizio: ad aggiudicarseli per la cifra di 45 mila lire fu un operaio della Fiat. L’uomo, amante dell’arte, li ha appesi per 40 anni nella sua cucina, prima a Torino poi in Sicilia, inconsapevole della loro eccezionale importanza storica e del loro valore. Il dipinto di Gauguin è valutato tra i 15 e i 30 milioni di euro, quello di Bonnard si aggira intorno ai 600 mila euro. Le opere non torneranno più ai loro legittimi proprietari dal momento che i Marks-Kennedy sono deceduti senza eredi. Il Generale Mariano Mossa ha spiegato che “eventuali azioni di rivendicazione saranno valutate dall’autorità giudiziaria solo una volta concluse le indagini in corso per accertare l’esistenza di eventuali aventi diritto”.

Nuove tecnologie ad arte
La conferenza stampa è stata anche occasione per presentare la nuova applicazione iTPC  per dispositivi mobili (smartphone e tablet), la prima realizzata da un reparto speciale dell’Arma dei Carabinieri. L’obiettivo è quello di far conoscere l’operato del Comando e di rendere fruibili i contenuti presenti nel sito TPC mediante l’uso di della nuova tecnologia. E’ stato stimato che il 60% della popolazione possiede un dispositivo mobile di ultima generazione. Dato importante questo, dal momento che si tratta di uno strumento ideato per coinvolgere i cittadini. Attraverso di esso infatti  il cittadino potrà non solo usufruire dei contenuti di interesse culturale ma anche dare un contributo nella lotta ai reati contro il patrimonio culturale e quindi supportare l’attività investigativa del TPC. L’applicazione permette infatti la consultazione dei bollettini delle opere d’arte trafugate, attraverso cui si potranno ottenere informazioni sul bene selezionato; la funzione ricerca visuale consente in tempo reale di riconoscere opere d’arte trafugate attraverso la comparazione di immagini o fotografie scattate con la fotocamera del dispositivo con quelle contenute nell’archivio informatico dedicato. L’Object ID è la carta d’identità dell’opera d’arte: consente al proprietario del bene di fornirne una esaustiva descrizione corredata di foto, fondamentale in caso di furto in quanto ne permette l’identificazione. Il servizio Informazioni consente infine di conoscere la sede TPC più vicina.

Dimuniscono i furti aumentano gli scavi clandestini
Il Generale Mossa ha reso noti alcuni dati inerenti l’attività operativa del 2013. Rispetto al 2012 si è registrata una diminuzione dei furti pari al -24%. Ad aumentare sono gli scavi clandestini (+32%) e le persone denunciate per reati attinenti i falsi (+35%). Di conseguenza è aumentata anche l’attività di contrasto, sia per quanto riguarda i soggetti tratti in arresto (+21%) che di quelli denunciati (+6,5%). Ad aumentare però sono anche i beni culturali recuperati. Per quanto riguarda i furti, le regioni più colpite sono Lazio, Lombardia e Toscana; gli obiettivi più sensibili si confermano i luoghi privati e quelli di culto. I furti compiuti nei luoghi di culto rappresentano il 44% dei furti commessi su tutto il territorio nazionale. Gli scavi clandestini (49) si concentrano invece nelle regioni più ricche di reperti archeologici: Sicilia, seguita da Sardegna e Lazio. Sono stati effettuati 1685 servizi in collaborazione con l’Arma dei carabinieri, le Soprintendenze e il Consiglio nazionale delle Ricerche (C.N.R.) che hanno portato a 154 denunce per reati di scavo clandestino. Il generale ha sottolineato la costante attenzione riservata alla repressione delle ricerche archeologiche non autorizzate e al possesso illecito di beni culturali appartenenti allo Stato. Ad aumentare anche le persone denunciate per contraffazione di beni culturali (+35%), un’attività criminosa che in Italia non sembra subire flessioni. A diminuire invece i falsi sequestrati (1112), pari ad un valore di 32 milioni di euro.  Nel 2013 sono state deferite all’Autorità giudiziaria 1260 persone (+9,5%), di cui 35 sottoposte a provvedimenti restrittivi (+21%).  In aumento anche il recupero di beni culturali (189.587 pari a +243%), reperti archeologici  (52.270, di cui 12.168 monete) e reperti paleontologici (100.615). Il valore dei beni sequestrati/recuperati è di circa 150 milioni di euro. Per quanto riguarda la tutela del paesaggio sono stati effettuati 1674 controlli (+26%) con la denuncia di 273 persone e il sequestro di 15 immobili per un valore di 24 milioni di euro. “Questi dati sono veramente importanti” ha detto soddisfatto Franceschini “sono numeri che collocano il Comando Tpc tra le eccellenze del nostro Paese, su cui è giusto accendere i riflettori. Anche se siamo in un periodo di spending review i beni culturali sono al centro della nostra azione di governo. Bisogna investire sulla nostra prima fonte di risorse, sulla tutela e sulla valorizzazione. Con la qualità del lavoro del Comando e le nuove tecnologie saranno tempi difficili per ladri e ricettatori”. 

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