Sarebbe facile dire “lo avevamo detto” in tempi non sospetti, quando Il Movimento 5 stelle risultava essere il primo partito italiano alle elezioni del 2013, con il 25,55% dei voti e l’”invasione” dei deputati pentastellati sembrava destinata a rivoluzionare il Parlamento: non poteva durare.

Non poteva durare almeno con la conformazione che l’M5S ha avuto fino a ieri: un non-partito con un non-statuto e un capo comico a dirigere le danze di una folla compatta nelle ragioni della protesta  e determinata a ribaltare il sistema.  La stessa folla che però risulta completamente divisa, ondivaga e mutevole quando si tratta di definire obbiettivi politici.  “Non so cosa voglio ma so come ottenerlo” recita una famosa canzone dei Sex Pistols e sembrava potesse calzare a pennello agli attivisti del Movimento. Ad un certo punto però la macchina del blog si è inceppata e, complice un rifiuto della comunicazione, politica e mediatica, il Movimento è andato a sbattere prima contro il muro delle elezioni europee di maggio, passando dai 8.691.406 voti delle elezioni politiche 2013 ai 5.792.865 delle europee, e subendo una vera e propria debacle alla recenti elezioni regionali.

L’emorragia di parlamentari pentastellati
Da qui la nuova ondata di “terrore” che sta facendo cadere altre teste fra i parlamentari del Movimento: Massimo Artini e Paola Pinna, colpevoli, secondo Grillo, di non aver restituito parte dello stipendio o quantomeno di non aver reso pubblica la cosa sul blog. Come negli altri casi di espulsione il copione si è ripetuto con la differenza che sta volta tutto l’iter decisionale è iniziato e finito sul blog: niente più ratifica da parte dei gruppi parlamentario o dei meet up territoriali. A voto online hanno preso parte 27.818 iscritti certificati i quali hanno decretato, con una percentuale del 69,8%, pari a 19.436 voti,  l’espulsione dei due deputati dalla squadra pentastellata a Montecitorio. Dall’esordio del Movimento in Parlamento, i grillini si sono via via decimati arrivando a perdere, fra allontanamenti, abbandoni ed espulsioni, 7 deputati e 15 senatori. Un bel primato per un gruppo parlamentare che aveva fatto della partecipazione e della democrazia interna, la sua bandiera. Il fatto però, questa volta, non è rimasto privo di conseguenze e ha, invece, suscitato la reazione sdegnata della base e di un folto gruppo di parlamentari, generando una vera e propria rivolta contro il duo Grillo – Casaleggio, accusato di applicare una cyber-dittatura attraverso il blog di Beppe Grillo. Nella settimana scorsa si sono allora susseguiti sit in di protesta sotto casa del comico genovese riunione fiume con i vertici del movimento, degenerate, stando a quanto dicono le cronache, in furenti liti notturne.

Il direttorio
Nonostante tutto ciò però la pacificazione sembra ancora lontana per il Movimento 5 stelle, tant’è vero che già si parla di altre espulsioni fra le fila parlamentari. A questo punto, dal solito blog di Grillo, è arrivata la voce del capo che ha detto, citando Forrest Gump, di essere “un po’ stanchino”. Se non è l’annuncio del ritiro del comico dalla vita politica poco ci manca, anche perché Grillo ha anche provveduto a nominare un direttorio, composto da 5 deputati: Di Battista, Di Maio, Fico, Ruocco e Sibilia. Quattro uomini e una donna, tutti provenienti dai banchi di Montecitorio e quasi tutti campani (tranne Di Battista). Questa scelta però, invece di concorrere all’unità del Movimento, sembra aver contribuito ad ulteriori divisioni. Sono in molti a non aver gradito la nomina dei 5 grillini a coordinatori nazionali del movimento (come un Verdini qualsiasi) e la protesta sta montando, sulla rete e nei territori anche se, fra gli aventi diritti al voto sul blog, il  91,7% degli iscritti ha ratificato la decisione del leader pentastellato. Si preannuncia dunque un vero e proprio “cambio di pelle” nel Movimento che aveva fatto dell’assoluta parità fra i suoi appartenenti ( uno vale uno) la regola numero uno della sua rivoluzione a bassa intensità. Da domani, per quanto ci si sforzi di rassicurare che non avranno potere di condizionare le decisioni del movimento e degli iscritti al blog, i 5 coordinatori nominati saranno, di fatto, “più uguali degli altri”.

La politica come professione
Questa operazione, che in molti nel movimento vedono come la fine dello spirito egualitario del Movimento, è in realtà l’unica scelta saggia effettuata da Grillo da un anno a questa parte. È ovvio infatti che non poteva durare: un cospicuo manipolo di parlamentari suddivisi fra Camera e Senato che, invece di rispondere ad un coordinamento centralizzato, seguono i cangianti stati d’animo della rete attraverso il fantomatico blog di Beppe Grillo, croce e delizia della seconda forza parlamentare italiana. Se il percorso del Movimento sembra in controtendenza rispetto alla dinamica opposta che sta caratterizzando il Pd renziano, ovvero la destrutturazione del partito a favore di un aggregato di elettori piuttosto che di iscritti, la contraddizione è solo apparente. Fino ad ora il Movimento è stato organizzato in presidi territoriali di cittadini privi, o quasi, di un reale coordinamento a livello centrale. L’istituzione di un direttorio o, se si preferisce, di una struttura centrale, non fa che rendere la creatura di Grillo più simile alla concezione classica di partito di massa dell’età contemporanea che è qualcosa di più complesso e allo stesso tempo di più avanzato di un semplice movimento. In un saggio dal titolo “La politica come professione”, il padre della sociologia Max Weber, descrive la trasformazione dei partiti al passaggio dal XIX al XX secolo: il primo punto che Weber sottolinea è il progressivo prevalere degli apparati sulle singole persone e con la nascita della figura del politico di professione. È questo quello che probabilmente sta avvenendo con il passo indietro di Grillo e l’avanzata di un nuovo gruppo dirigente all’interno del movimento: avanza la politica a discapito della tecnocrazia monocratica espressa tramite il blog dal duo Grillo-Casaleggio. Per quanto la trasformazione in “politici di professione” potrebbe far rabbrividire gli esponenti dei 5 stelle e molti loro elettori, si tratta in fondo di un passaggio ineluttabile e fondamentalmente positivo anche perché non sarebbe male che i 5 componenti del nuovo direttorio e la pattuglia parlamentare che si troveranno a coordinare assumessero maggiore professionalità in quella che è ormai, difficile negarlo, la loro attività principale. I prossimi mesi saranno decisivi e si deciderà se la creatura del comico genovese è destinata al definitivo tracollo a ad un salutare cambio di pelle.

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