E’ la logistica il settore che può fare da volano per l’economia del Mezzogiorno e portarci al di fuori della crisi verso uno sviluppo finora insperato. E’ questo in sintesi il risultato di uno studio effettuato dal centro Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Srm) presentato nei giorni scorsi a Napoli in un convegno dal titolo “Logistica e Sviluppo Economico”.

La vocazione del sud Italia è infatti quella di essere ponte verso il Mediterraneo è la logistica è il settore che sfrutta proprio questa caratteristica del nostro territorio. Le cifre parlano di duecento miliardi di euro, cioè oltre 12,7% del PIL italiano, e oltre un milione di occupati nel settore. Sono questi i numeri che spiegano come la logistica sia una componente fondamentale per il sistema economico italiano ed uno degli asset strategici, e dalle grandi potenzialità, su cui puntare per il futuro del nostro Paese.

Il report di Srm fornisce una chiave di lettura complessiva della logistica come settore, quindi l’insieme di attività a supporto del processo di internazionalizzazione e innovazione del sistema produttivo, di infrastrutture a sostegno della competitività e di volano per il rilancio dell’economia italiana. La ricerca individua perciò i nodi di maggior rilievo che sconta la logistica, guarda alle possibili strategie per ridare slancio agli investimenti infrastrutturali, fornisce possibili orizzonti di crescita in termini di Paesi e territori – guardando in particolare all’area del Mediterraneo – e porta alla luce gli errori da non ripetere nelle prossime politiche di coesione. L’Italia è al 24° posto nel ranking mondiale per performance logistica sulla base del Logistics Performance Index (LPI) elaborato dalla World Bank. Le maggiori criticità riguardano le procedure doganali (27° posizione); il miglior rank (18°) per il nostro Paese è sul parametro della puntualità delle spedizioni. Le criticità logistiche individuate comportano per le imprese italiane un’attesa di 19 giorni per esportare e/o 17 giorni per importare un container rispetto ad una media UE di 11 giorni.

L’interscambio tra l’Italia ed i paesi dell’area del Mediterraneo “ammonta, per il 2012, ad oltre 67,5 miliardi di euro, pari a circa l’8,8 per cento del totale Italia-mondo, derivanti per circa il 53 per cento da flussi in entrata nel nostro paese e per la restante quota da flussi in uscita”. Dopo aver constatato che ben il 70,2 per cento del valore totale degli scambi analizzati viaggia via mare, la ricerca del Srm ha dedicato un approfondimento al trasporto marittimo ponendo l’attenzione non solo a quelle che sono le aree di destinazione e quindi i principali partener commerciali dell’Italia per tale modalità di trasporto, ma anche sull’aspetto qualitativo degli scambi per individuare le principali categorie merceologiche interessate. “Solo l’11,5 per cento del trasporto merci nella regione avviene via strada – spiega la ricerca – mentre il 3 per cento via aerea e solo lo 0,2 per cento attraverso il trasporto ferroviario. Il commercio marittimo verso l’Area Med rappresenta il 19,7 per cento del trasporto complessivo che l’Italia ha via mare con il resto del mondo e con oltre 29,5 miliardi di euro per il 2012 si concentra soprattutto nei paesi del sud del Mediterraneo. L’andamento nel tempo di questi scambi risulta, tuttavia, altalenante con una crescita nel 2012 di 17,2 punti percentuali rispetto all’anno precedente”. Per quanto riguarda i flussi commerciali si parla di “una ripresa e, osservando i dati per singola area si nota come tale risultato sia per lo più dovuto ai paesi del sud del Mediterraneo che, superando in parte gli eventi politici che hanno interessato tali zone in precedenza, hanno fatto registrare un incremento di oltre il 43 per cento. Stabili invece restano i flussi commerciali via mare con la parte adriatica del Mediterraneo mentre diminuiscono del 12 per cento con la parte orientale della regione”.

In Italia il costo della logistica è più alto dell’11% rispetto alla media europea. Tale divario crea un onere per il sistema delle imprese stimabile in circa 12 mld di euro l’anno; solo il 6,3% dei volumi che transitano per Suez giungono in Italia a causa dei ritardi e delle incertezze sui tempi di transito delle merci. Ciò si traduce in una perdita sia in termini di redditività per l’imprenditoria locale sia in termini di benefici per lo Stato; molte aziende nazionali scelgono gli scali esteri per la movimentazione dei loro carichi: il volume di merci con origine/destinazione in Italia che transita per i porti del Nord Europa ammonta a circa 440 mila teus. In Italia considerando tutti i settori connessi alla logistica sono presenti oltre 160 mila imprese, di cui il 17% sono società di capitale. Il Mezzogiorno vanta la presenza di oltre 45 mila imprese. In Campania, Sicilia e Puglia è concentrato il 70,5% delle aziende del Sud Italia. La strada con il 35,6% e il mare con il 30,5% sono le principali modalità di trasporto delle nostre merci in import-export. Quest’ultima percentuale raddoppia se si considera il Mezzogiorno. È ancora ridotta la quota del traporto merci su ferrovia (2%). Anche nel 1° semestre 2013 l’Italia si conferma il 1° partner negli scambi commerciali con l’area MED con 29,3 miliardi di euro di interscambio e di questi, il 76% (pari a 22,2 miliardi di euro) è ascrivibile al trasporto marittimo. I nostri porti movimentano circa 9,6 milioni di teus, di cui il 46% dagli scali del Mezzogiorno; complessivamente movimentano 466 milioni di tonnellate di merci. L’Italia è il 1° Paese dell’UE 27 per merci movimentate in Short Sea Shipping nel Mediterraneo con 204,4 milioni di tonnellate (37,5% del totale Europa). In Italia vi sono 19 interporti operativi e hanno contribuito allo sviluppo del trasporto intermodale e ferroviario movimentando oltre 1,7 milioni di teu, poco meno di 1 milione di UTI e poco più di 100.000 carri di traffico ferroviario. Secondo elaborazioni di SRM su un panel di oltre 4.400 imprese, il fatturato stimato del settore logistico nel Mezzogiorno è di oltre 8,5 mld di euro.

Nel corso del convegno organizzato a Napoli, Maurizio Barracco, Presidente del Banco di Napoli, ha spiegato che “parliamo spesso di competitività delle nostre imprese, dei loro problemi nel campo dell’innovazione, della patrimonializzazione e della loro difficoltà a competere sui mercati esteri, ma non ci focalizziamo con la necessaria attenzione su quanto sia determinante per le aziende poter disporre di una logistica efficiente e con costi sostenibili. Il Banco di Napoli guarda sempre con grande attenzione alle esigenze delle aziende del nostro territorio e alle loro opportunità sui mercati internazionali e con il convegno odierno abbiamo voluto mettere sul tavolo e discutere alcuni problemi non più rimandabili che troppo spesso si trasformano in un pesante handicap competitivo per le nostre imprese”. Massimo Deandreis invece, Direttore Generale di Srm: ha evidenziato “il grande sostegno che la logistica fornisce all’internazionalizzazione delle nostre imprese ma anche le criticità del comparto. Costi maggiori e tempi di smistamento più lunghi della media europea pesano sulla nostra competitività che infatti arretra nelle classifiche internazionali. E’ maturo il tempo di una riforma normativa di porti e interporti, una maggiore attenzione alle opportunità dell’area Mediterranea e politiche attive rivolte a favorire un uso più efficiente dei fondi comunitari. Queste possono essere alcune delle leve su cui agire. Oltre a questa ricerca specifica presentata oggi, SRM inaugurerà presto un Osservatorio Permanente sulla filiera dell’economia marittima. Uno strumento pensato per offrire agli operatori economici del settore analisi dettagliate ma anche confronti ed esempi internazionali. Come Centro Studi questo è il nostro modo per dare un contributo utile ad un settore determinante per la competitività del nostro Paese”.

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