Il 1° settembre 1959 la Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana) tenne il suo congresso a Torino. L’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini (futuro papa Paolo VI) nel suo discorso vibrante citò le virtù eroiche dello studente Pier Giorgio morto nel luglio del ’25. Poi si recò in visita privata  dall’anziano padre Alfredo. Un abbraccio fraterno tra un laico e un religioso.

Chi era questo distinto signore piemontese? Alfredo Frassati era nato a Pollone presso Biella il 28 settembre 1868. Nel  1890 si laureò in legge a Torino. Nel 1897 conseguì la libera docenza in diritto e procedura penale a Sassari. Nel frattempo era stato  assunto come redattore della Gazzetta Piemontese. Nel 1894 rientrato dalla Germania ottenne dalla madre un prestito di 15.000 lire con il quale riuscì ad estinguere una parte dei debiti del giornale. Il direttore e proprietario Luigi Roux saldò l’editore Favale. Così Frassati divenne comproprietario e vice direttore della Gazzetta Piemontese che nel 1895 assunse il nome La Stampa.

Nel 1898 sposò Adelaide Ametis dalla quale ebbe tre figli: Edda, morta a soli otto mesi, Pier Giorgio e Luciana. Nel 1896 Roux fu nominato senatore e Frassati assunse la direzione della Stampa. In poco tempo il giornale torinese potenziato dalla tecnologia germanica delle rotative e da una redazione di talenti assunse una dimensione nazionale. Alfredo Frassati migliorò le condizioni degli operai riducendo l’orario e migliorando le condizioni dell’ambiente di lavoro. Il giornale aumentò la tiratura e la foliazione. Nel 1902 egli ideò la Stampa Sportiva, sedici pagine di supplemento settimanale. Il quotidiano anticipò altri giornali in occasione del terremoti di Messina e Reggio Calabria e il 28 dicembre 1908 ne diede per prima notizia grazie a Giuseppe Antonio Borgese . In soli 10 anni Frassati quintuplicò il numero delle copie vendute. Nel 1913 egli fu nominato senatore e nel ’20 ambasciatore di Germania.

Con l’avvento del fascismo la sua fiera opposizione gli costò la carriera diplomatica. Dopo la marcia su Roma egli lasciò la carica di ambasciatore d’Italia e ritornò nella sua Torino. Nel 1924 gli squadristi torinesi tentarono un’ incursione nella sua casa torinese fieramente respinta dal figlio Pier Giorgio. La mattina del 30 giugno 1925 il figlio Pier Giorgio ebbe una strana emicrania e un’insolita inappetenza ma nessuno dei familiari fece caso perché l’attenzione era rivolta alla moribonda nonna materna, Linda Ametis. Quando il medico accertò le condizioni disperate in cui versava Pier Giorgio era troppo tardi per un rimedio. Il padre fece arrivare direttamente da Parigi un siero sperimentale contro la poliomelite. Tutto inutile. Pier Giorgio morì il 4 luglio. Ai funerali del giovane sventurato il padre notò un’insolita folla di centinaia di torinesi umili e indigenti. Scoprì dopo che il figlio di nascosto li aveva aiutati con i suoi piccoli risparmi. Chiuso nel cupo dolore, bersagliato da ingiurie e minacce di morte da parte degli attivisti fascisti, Frassati rimase al proprio posto di Via Davide Bertolotti.

Mussolini già dal ’19 tramava per estrometterlo dal giornale. In quell’anno infatti La Stampa pubblicò un‘inchiesta sui misteriosi finanziamenti ricevuti dal Popolo d’Italia sulla base delle informazioni gravi, precise e concordanti date Ida Dalser ex compagna e madre di Benito Albino, figlio di Mussolini. Ida e Benito Albino furono perseguitati e rinchiusi in manicomio fino all’estremo sacrificio. Ida era forse testimone di finanziamenti dei servizi segreti francesi e inglesi al giornale di Mussolini? Nel frattempo Frassati aveva ceduto un terzo della proprietà a Riccardo Gualino e Giovanni Agnelli, pur mantenendo la gerenza del quotidiano. Nel 1925 il giornale subì diffide, sequestri e sospensione da parte delle autorità. Piegato dal dolore del figlio, la capitolazione avvenne dopo le dimissioni del vicedirettore Luigi Salvatorelli.
Così ricordò Luigi Einaudi dopo la Liberazione nel maggio del ’45: “l’avvento del fascismo totalitario segnò la fine del giornalismo indipendente in Italia… I senatori Frassati (Stampa), Bergamini (Giornale d’Italia) furono obbligati a vendere i propri diritti di proprietà, rispettivamente al gruppo Fiat e al signor Armenise… Nell’intervallo fra il 1925 e il 1945 questi giornali (compreso il Corriere della Sera n.d.r.) si prostituirono. Divennero semplicemente degli arnesi di propaganda nelle mani del fascismo”.

Frassati dedicò gli ultimi anni della sua vita ad un azione benefica di filantropia in nome del figlio. Fondò istituti di educazione per la gioventù a beneficio del poveri. Eseguì il testamento di Pier Giorgio nei minimi dettagli. Alfredo morì nella sia casa di Pollone nel 1961 dopo aver subito l’umiliazione del ragioniere Vittorio Valletta che gli impedì di ritornare al suo giornale. Non vide l’assunzione sugli altari del figlio beatificato dal Giovanni Paolo II nel 1990. La figlia Luciana fu  testimone della santità del fratello e orgogliosa di un padre conservatore illuminato che si convertì per l’amore del figlio.
Questo Natale sia da esempio per tutti noi laici e credenti.

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