Mentre in molti paesi europei si parla di tagli alla spesa pubblica e di spending review, in altri paesi la burocrazia pubblica continua a crescere così come gli sprechi soprattutto se a pagarli sono proprio gli europei. Con i soldi di Bruxelles infatti si pagano buona parte degli stipendi dei circa 70 mila impiegati pubblici dell’Autorità nazionale palestinese, che assume e stipendia famiglie e clan per mantenere il consenso in Cisgiordania.

Da anni vengono mosse accuse di corruzione nei confronti dei funzionari di Ramallah, al punto che l’ex premier e ministro delle Finanze, Salman Fayyad, si è dimesso proprio in contrasto con il presidente Abu Mazen sulla gestione dei fondi statali.

Guidare il governo di Ramallah, quindi di uno stato che non esiste ancora, vuol dire comunque gestire tanti soldi e privilegi. Il governo dell’Autorità Palestinese ha adottato un progetto di bilancio per il 2013 per un ammontare di tre miliardi di euro, un terzo dei quali proveniente dagli aiuti finanziari esteri e in particolare europei. L’Autorità palestinese sta affrontando una grave crisi finanziaria dovuta al fatto che una parte degli aiuti esteri previsti per il 2012 non è stata versata, in particolare da diversi paesi arabi. Eppure i migliaia di stipendi versati agli impiegati pubblici che compongono buona parte di questo bilancio altro non sono che vitalizi e prebende pagati con i soldi dei contribuenti europei.

A verificarlo sulla sua pelle questa settimana è stato il nuovo premier palestinese, Rami Hamdallah, il quale ha compiuto lunedì mattina una visita a sorpresa presso la sede del ministero dell’Istruzione di Ramallah, che si trova vicino ai suoi uffici, trovandola vuota. Secondo quanto riporta il quotidiano “al Quds al Arabi”, gli uffici erano deserti non essendoci i suoi impiegati. Il premier ha prima cercato il ministro e non riuscendo a trovarlo ha cercato il vice ministro e i suoi dirigenti non trovando buona parte dei funzionari nei loro uffici. L’ispezione a sorpresa del premier è durata per circa mezz’ora, secondo quanto ha raccontato uno dei pochi impiegati presenti, si è conclusa con l’ira di Hamdallah il quale si era recato nel ministero dell’Anp, che gestisce circa un milione di studenti palestinesi, per discutere dei problemi del settore scuola e per capire come mai vi fossero tante inefficienze nonostante nell’organico del ministero figurassero ben 700 impiegati. Nel suo giro di ispezione il premier ha trovato interi uffici vuoti con centinaia di impiegati impegnati a fare altro.

Non è un caso quindi che i media israeliani e quelli britannici facciano a gara per denunciare lo spreco di denaro pubblico europeo che si registra dall’altra parte del Mediterraneo. L’Autorità palestinese avrebbe infatti “sprecato, sperperato o perso nella corruzione” almeno 1,95 miliardi di euro in aiuti donati dall’Unione Europea fra il 2008 e il 2012. Lo afferma un rapporto redatto dalla Corte dei Conti Europea, un organismo istituito nel 1977 in Lussemburgo con il compito di controllare entrate e uscite dell’Unione Europea,e pubblicato sul Sunday Times. Il rapporto afferma che gli ispettori europei hanno visitato Gerusalemme est, striscia di Gaza e Cisgiordania e hanno rilevato “carenze significative” nella gestione e assegnazione dei fondi da parte dell’Autorità Palestinese, e serie “difficoltà” nel fronteggiare “rischi di alto livello come la corruzione e l’utilizzo dei fondi per scopi diversi da quelli previsti”.

Il rapporto della Corte dei Conti Europea sottolinea che Bruxelles ha esercitato ben poco controllo sul modo in cui sono stati utilizzati i fondi per aiuti trasferiti tra 2008 e il 2012 in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza controllata da Hamas. Interpellata sul tema, Transparency International, un osservatorio con sede a Berlino dedicato al monitoraggio della corruzione in politica e nelle aziende, ha affermato che lo stallo che paralizza il parlamento palestinese dal 2007 ha “accordato all’amministrazione di Ramallah una gestione illimitata dei fondi pubblici”, aggiungendo inoltre che il nepotismo è estremamente diffuso nei settori pubblico e privato palestinesi. Il problema riguarda però anche i palestinesi della striscia di Gaza, governati dal movimento islamico di Hamas, seppur in tono minore, tanto che in un sondaggio il 57 per cento dei palestinesi intervistati pensa che siano corrotte anche le istituzioni controllate da Hamas.

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