La decade d’oro segnata dal duo Hu Jintao-Wen Jiabao alla guida della Cina si appresta a celebrare la fine. È previsto infatti per l’8 novembre a Pechino il XVIII congresso del Partito comunista cinese (Pcc) nel quale verranno nominati i membri del prossimo Comitato permanente del Politburo. La celebrazione del congresso si sarebbe dovuta in realtà svolgere a metà ottobre ma una serie di avvenimenti dovuti alle lotte interne al Pcc hanno portato a posticiparlo di qualche settimana, anche se secondo alcune fonti citate dalla Reuters, i tre potenti della Cina – il presidente Hu Jintao, il vice presidente Xi Jinping e l’ex presidente Jiang Zemin – avrebbero già raggiunto un accordo su coloro che formeranno il Comitato permanente del Politburo e guideranno il Paese per i prossimi dieci anni.

Il Politburo è l’organo decisionale supremo nella prassi di potere cinese e i lavori che si svolgono al suo interno sono solitamente segreti. Dalle decisioni dell’organo – prese con molta probabilità col metodo del consensus – deriva la linea politica del Paese. Il numero di membri è variabile a seconda delle congiunture politiche del tempo, negli anni si è passati da un massimo di undici (tra il 1966 e il 1969) a un minimo di cinque. Il XVI congresso ha fissato il numero dei membri a nove anche se dal 1992 al 2002 è stato ridotto a sette, presumibilmente per assecondare la volontà dell’allora Segretario Generale Jiang Zemin di avere in seno ad esso il maggior numero di membri vicini alla sua corrente, la cosiddetta “Cricca di Shanghai”. Cina_parataQuest’anno sembra sia stata nuovamente avanzata la proposta di riportare il Politburo a sette membri, forse a causa dell’eccessivo peso politico che negli ultimi anni hanno acquisito il Ministro della Sicurezza Interna, Zhou Yongkang e quello della Propaganda, Li Changchun. Tra questi sette è quasi certa la conferma di Xi Jinping e Li Keqiang. Il primo è attualmente vice presidente della Repubblica, vice presidente del Commissione militare centrale del partito nonché massimo dirigente del Segretariato centrale, carica già ricoperta in passato da Hu Jintao e che è considerata come un’anticamera a quella di segretario generale del Pcc e di presidente della Repubblica Popolare (quindi alla leadership politica della Cina). Li, invece, è il vice premier e, secondo le previsioni, è destinato a sostituire l’attuale Premier Wen Jiabao, numero tre nella scala gerarchica del Politburo ma de facto subito sotto il segretario generale nella graduatoria di potere. Questo perché al numero due sta formalmente il presidente del Congresso nazionale del popolo (Cnp), l’Assemblea legislativa a cui la Costituzione cinese dà la titolarità del potere legislativo che però viene effettivamente esercitato dagli organi del Pcc. Gli altri seggi presumibilmente cinque, andranno ad altri personaggi emergenti che insieme a Xi e Li rappresenteranno la cosiddetta “Quinta Generazione” della classe dirigente cinese. La selezione di questi è solitamente frutto del compromesso politico tra le varie anime del Partito le quali tendono a riconoscersi in due correnti principali: la prima è la “Cricca di Shanghai”, la seconda è il cosiddetto “Tuanpai”. La “Cricca” è la corrente del Pcc che si raccoglie attorno agli esponenti provenienti da Shanghai (città di cui l’ex leader Jiang Zemin è stato Sindaco) e da coloro che sono politicamente vicini ad essi. Il “Tuanpai”, il cui leader politico è Hu Jintao, è, invece, formato dagli esponenti di partito provenienti dalla Lega giovanile dei comunisti cinesi (di cui l’attuale segretario generale è stato leader tra 1984 e 1985), da lui stesso inseriti in posizioni di rilievo una volta asceso al potere. Tra questi c’è Li Keqiang.

 

Lo scandalo di Bo Xilai
Lo scontro tra le due fazioni ha raggiunto l’apice con l’allontanamento di Bo Xilai, l’ex governatore di Chongqing vicino alla Cricca, considerato un possibile candidato al Politburo. Bo è stato protagonista del più grave scandalo affrontato dal Partito comunista cinese negli ultimi vent’anni: l’omicidio del businessman britannico Neil Heywood che avrebbe contribuito a nascondere all’estero i capitali guadagnati illecitamente dalla famiglia del politico. Nella vicenda pare essere implicata anche la moglie di Bo, Gu Kalai, autrice dell’omicidio che in seguito Bo avrebbe “coperto”. Il fatto che la carriera di Bo sia stata completamente azzerata dalle accuse, e che queste abbiano avuto un epilogo giudiziario relativamente rapido, hanno dato adito al sospetto che il più grande scandalo degli ultimi anni sia stato creato ad arte, nell’ambito della prassi cinese di eliminare personaggi politici scomodi tramite inchieste giudiziarie. Ad alimentare tale sospetto c’è il fatto che il segretario della Commissione centrale per l’ispezione di disciplina (il numero 8 del Politburo), l’organo censore nei casi di corruzione degli apparati comunisti, sia He Guoqiang, personaggio vicinissimo a Hu.
Bo Xilai, è stato uno degli esponenti del nuovo maoismo e, dopo una rapida ascesa politica, ci si aspettava che raggiungesse in breve l’apice della vetta. Con i colpi di scena degli ultimi mesi e con le accuse rivolte a lui e alla moglie, il suo caso è diventato un vero e proprio intrigo. Contro di lui si è pronunciato aspramente anche il giallista e poeta Qiu Xiaolong definendolo come una sorta di egocentrico convinto di essere il successore del Grande timoniere. Bo, nel tempo, aveva ottenuto grande prestigio come amministratore, grazie anche al pugno di ferro adoperato per assicurare la sicurezza e attraverso una continua propaganda di stampo maoista-rivoluzionaria. Al motto 唱红打黑Chànghóng Dǎhēi ossia combattere le organizzazioni criminali “cantando rosso”, Bo aveva visto crescere la sua immagine pubblica tanto da causargli nel tempo l’accusa di voler creare un vero e proprio culto della personalità. La presenza ingombrante della sua figura e, soprattutto, i rimandi a una nuova Rivoluzione culturale, da lui invocata pubblicamente (provocando la risposta sdegnata di Wen Jiabao), potrebbero essere stati all’origine della serie di vicissitudini giudiziarie che lo hanno colpito e che hanno portato alla sua espulsione dal Partito, dal Politburo e anche dall’Assemblea nazionale del popolo, sorta di parlamento del sistema politico cinese. Quest’ultimo atto lo ha privato di qualunque immunità e ha spianato la strada a un’incriminazione formale: abuso di potere nel tentativo di insabbiare l’inchiesta di omicidio per cui è stata condannata la moglie Gu Kailai.

 

BoAssassinio al cianuro
La vicenda di Bo (nella foto assieme alla moglie) sembra essere emblematica poiché racchiude in sé elementi come la lotta per il potere tra le correnti del partito, la corruzione, l’intrigo internazionale e i media. Sì, perché nel Paese che guarda sempre con maggiore attenzione all’Occidente, dove la censura vigila costantemente, dove gran parte dei siti internet non sono accessibili, lo scandalo che ha travolto Bo ha trovato ampio spazio sulla stampa con dovizia tale di informazioni da trasformare la vicenda in una sorta di soap opera a base di sesso, tradimenti, ricatti, vendette e intrighi, mantenendo però la politica in sottofondo ed evitando di aprire imbarazzanti squarci sulla corruzione. Degli ingenti capitali accumulati da Bo all’estero si vocifera, ma i rumors sono poca cosa rispetto a un’incriminazione formale che porterebbe l’intera classe politica a dover rendere conto pubblicamente di un reato finora mai ipotizzato. Tutto comunque ha inizio un anno fa con l’omicidio del businessman inglese Neil Heywood. Il suo corpo viene trovato in un alberghetto su una collina vicino a Chongqing, la metropoli governata da Bo Xilai. Sembra sia stato avvelenato col cianuro. Delle indagini se ne occupa Wang Lijun, il capo della polizia locale nonché uno dei fedelissimi di Bo. Heywood, 41enne londinese in Cina dagli anni Novanta, è stato il tutor di uno dei figli di Bo fino a farlo iscrivere alla Harrow School, rinomato istituto della capitale britannica. È un assiduo Neilfrequentatore di casa Bo, sembra essere molto vicino all’ambiente spionistico inglese e probabilmente ha un ruolo importante nel trasferimento dei capitali del potente politico cinese all’estero. La sua morte potrebbe mettere in grossa difficoltà Bo, ma anche il partito. Arriva così il primo colpo di scena: il capo della polizia si rifugia nel consolato americano e chiede asilo politico. È solo il primo passo della telenovela con Wang Lijun che non esita a raccontare la sua versione dell’uccisione di Heywood avvenuta per mano dell’amante: la moglie di Bo. Mentre i particolari emergono e trovano risalto sulla stampa, la signora Bo viene rapidamente condannata a morte (pena sospesa e commutata in ergastolo), Bo perde rapidamente il suo potere e finisce indagato per aver violato le disposizioni del Partito. Assieme a Bo, dalla scena pubblica scompare anche il reato di corruzione.
Nonostante lo scandalo, la Cricca di Shanghai resta comunque ancora molto forte.  Il suo leader Jiang Zemin, a 86 anni è tuttora una sorta di eminenza grigia nel panorama politico cinese e ha l’influenza per incidere sulle scelte del prossimo Congresso. Non a caso le sue ultime uscite pubbliche, infittitesi negli ultimi mesi, hanno destato molta attenzione mediatica.
In questo scenario, sull’identità dei prossimi uomini forti della RPC si possono solo fare ipotesi. Notando le dinamiche della politica cinese sembrerebbe che vi siano due principali meccanismi di selezione. Il primo considera l’età dei papabili: gli eletti a 68 o più anni d’età saranno con tutta probabilità sostituiti dopo i primi cinque anni del nuovo governo ed è quindi preferibile che il nuovo Politburo sia formato da elementi che forniscano la continuità per l’intero prossimo decennio. Il secondo meccanismo riguarda invece l’anzianità: chi è stato due volte membro del Politburo ha infatti maggiori possibilità di essere eletto nel Comitato Permanente. Ecco allora una lista dei probabili candidati:


XiXi Jinping 习近平 e la liberalizzazione dell’economia
Xi Jinping, 59 anni, potrebbe succedere a Hu Jintao alla presidenza della Repubblica Popolare Cinese. Membro del Partito comunista da quando aveva 21 anni, dal 2007 è membro del Comitato permanente del Politburo e dall’anno successivo viene nominato vice-presidente della Repubblica, assumendo la presidenza dei gruppi ristretti per gli affari esteri, di Hong Kong, Macao e Taiwan. È inoltre vice-presidente della Commissione militare centrale e presidente della Scuola centrale del del Pcc. Xi Jinping è l’uomo di punta della schiera dei cosiddetti “principini”, figli dei padri della Repubblica Popolare, che costituiscono una buona percentuale della quinta generazione di leader. È infatti figlio d’arte: il padre, Xi Zhongxun, fu uno dei protagonisti della vittoria dei comunisti nel 1949 e fu poi epurato nel 1962 da Mao. I primi punti della sua agenda politica consisterebbero nel liberalizzare l’economia, lottare contro la corruzione e l’indisciplina e controllare in modo meno oppressivo la vita dei cittadini in modo da raggiungere il progresso e il cambiamento senza perdere la stabilità.


LiLi Keqiang 李克强, gli incendi, le superstizioni e il sangue infetto
Li Keqiang 57 anni, possibile futuro premier, candidato a succedere a Wen Jiabao. Nasce nella provincia meridionale dello Anhui, suo padre è un ufficiale di basso rango mandato a “rieducarsi” con la Rivoluzione culturale. Dopo essersi laureato in giurisprudenza, comincia la sua carriera politica occupando posizioni di rilievo nella Lega dei giovani comunisti fino ad entrare nel Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo. Nel 2007 viene eletto nel Comitato permanente del Politburo, assumendo la carica di vice-premier esecutivo. Il suo punto di forza è sicuramente l’economia. È infatti fautore dello sviluppo di un mercato interno che porterà la Cina alla xiaokang, prosperità, entro il 2020. Tuttavia di lui si vocifera che sia perseguitato dalla “cattiva sorte” fama che di certo non gli rende onore soprattutto in un Paese ancora molto legato alle superstizioni. È infatti noto come “Tre incendi Li”, questo soprannome viene dal fatto che durante il suo mandato come governatore della popolosa provincia dell’Hennan scoppiarono tre grandi incendi il più grave a Luoyang dove si contarono 309 vittime. A questi va inoltre aggiunto il suo coinvolgimento nel clamoroso scandalo del sangue infetto dall’Aids usato per le trasfusioni.


Li_bisLi Yuanchao 李源潮, l’ambiente e la diplomazia
Li Yuanchao, 61 anni, è a capo del dipartimento che cura l’organizzazione del Partito, una carica che molte delle personalità più importanti del Pcc, incluse Mao Zedong e Deng Xiaoping, hanno ricoperto prima di salire ai vertici. La sua notorietà è cresciuta considerevolmente in seguito all’emergenza alghe nel Lago Tai, inquinato dalle industrie disseminate lungo le rive. Chiamato a gestire la crisi di acqua potabile di milioni di persone, Li ha guidato una delegazione a Singapore per cercare esperti che potessero risolvere il problema. Politico astuto, dotato di buone capacità diplomatiche, che gli hanno permesso di oltrepassare i confini delle diverse ed opposte fazioni portandolo ad essere benvoluto sia dalla Lega dei giovani comunisti vicina a Hu Jintao, sia a quella dei cosiddetti “principini”. Secondo alcuni potrebbe addirittura essere tra i favoriti alla presidenza.

 

WangWang Qishan 王岐山, la voce filo-occidentale
Wang Qishan, 63 anni, meglio noto come “problem solver”, appellativo che si è guadagnato per aver gestito alcuni degli eventi di maggior portata della recente storia cinese, dalla crisi del debito in Guangdong all’emergenza delle Sars nella città di Pechino, alla preparazione della stessa città alle Olimpiadi. Wang è tra i preferiti dagli investitori stranieri e rappresenta “la voce progressista” della Cina. Tra le sue priorità politiche figura infatti la liberalizzazione del sistema finanziario cinese a tutti i livelli e non è certo un caso che per diversi anni sia stato il negoziatore economico con gli Stati Uniti ed abbia anche scritto un pezzo sul New York Times dove sosteneva che “le liberalizzazioni sono il motore della crescita economica”.

ZhangZhang Dejiang 张德江, la Sars e l’incidente ferroviario in cui morì Assunta Liguori
Zhang Dejiang, 65 anni, vice premier dal 2008 con delega ai Trasporti, all’Energia e alle Telecomunicazioni; nel marzo del 2012 ha sostituito il capo della municipalità di Chongqing, Bo Xilai. Fortemente legato alla cricca di Shanghai – essendo figlio del generale dell’esercito di liberazione popolare Zhang Zhiji – e particolarmente legato al vecchio presidente Jiang Zemin, Zhang si è distinto per una politica basata su uno sviluppo economico rapido e un governo dal pugno di ferro. Gli ostacoli alla sua nomina potrebbero essere rappresentati dall’età, in quanto potrebbe concludere solo un mandato, e da due capitoli neri che figurano nel suo curriculum. Uno fa riferimento all’epidemia di Sars scoppiata nel 2003 nella provincia del Guangdong mentre era segretario locale del partito (2002-2007). Scagliandosi contro i media di Hong Kong che avevano diffuso la notizia, Zhang riuscì a tenere all’oscuro di tutto i cittadini causando così il contagio della popolazione. Essendo stato chiamato a gestire l’emergenza, questa mossa gli fece perdere numerosi consensi e gli fece piovere addosso critiche feroci. Il secondo risale, invece, al luglio del 2011 quando due treni si scontrarono sulla linea ferroviaria ad alta velocità Wenzhou – Hangzhou. L’incidente causò la morte di 39 persone, tra cui un’italiana, la ventitreenne napoletana Assunta Liguori. Zhang, vice premier con delega ai trasporti, fu inviato sul posto, ma secondo i media indipendenti gestì il caso dalla sua stanza nell’hotel Shangri-La di Wenzhou.

Zhang_bisZhang Gaoli 张高丽, l’economista prudente
Zhang Gaoli, 65 anni, segretario del partito di Tianjin (città che lo scorso anno ha condiviso il record nazionale di crescita con Chongqing) dal 2007 e membro del Politburo dallo stesso anno nonché membro del Comitato centrale del Pcc dal 2002. Appartiene alla compagine politica vicina all’ex presidente Jiang Zemin, ed è considerato come l’economista sobrio e corretto del Pcc: pur riconoscendo la necessità di un rapido sviluppo ha più volte ribadito l’importanza primaria del benessere della popolazione.

 


LiuLiu Yunshan 刘云山, il censore di Internet
Liu Yunshan, 65 anni, appartenente alla fazione degli ex giovani del Partito. Dopo avere prestato servizio come giornalista e esperto di pubbliche relazioni in Mongolia per più di vent’anni, dal 1993 è entrato nel dipartimento di Propaganda del Partito di cui è attualmente segretario.
Ha tenuto sotto controllo i media nel tentativo, non sempre riuscito, di oscurare la rete Internet cinese sempre più ‘indisciplinata’ e con più di 500 milioni di utenti.


YuYu Zhengsheng 俞正声, l’aristocratico che criticò Mao
Yu Zhengsheng, 67 anni, capo del Partito di Shanghai, nel Politburo dal 2002, solo l’età anagrafica potrebbe giocare a suo sfavore in quanto sarebbe in grado di affrontare solo un quinquennio prima di essere costretto alla pensione. Comunista “perfetto”, era una stella nascente della politica cinese fino a quando suo fratello, agente segreto, non scappò in America a metà degli anni Ottanta. Solo le sue relazioni personali con il figlio di Deng Xiaoping lo salvarono dall’oblio politico. Alla guida di Shanghai, Yu è testimone di eventi grandiosi, come l’Esposizione universale del 2010, ma anche di avvenimenti tragici, come l’incendio dello stesso anno che non solo provocò un gran numero di morti, ma fece anche luce su uno scandalo di corruzione all’interno del Dipartimento per lo sviluppo urbano della città, svelato dallo stesso Yu. Lo scorso agosto il segretario ha inaugurato nella sua città la prima banca per l’innovazione tecnologica, frutto di una joint-venture sino-americana. Favorito della fazione dei “principini”, Yu non ha mai fatto mistero di quelle che sono le sue opinioni sulla Rivoluzione Culturale di cui condivide l’ideologia, ma condanna i metodi utilizzati da Mao nel tentativo di evitare che i contadini e gli operai diventassero delle sottoclassi. A tal proposito, Yu ha raccontato di aver perso sei membri della famiglia per le barbarie della Rivoluzione, compresa la sorella minore che si tolse la vita, e sua madre, diventata schizofrenica nei 7 anni di reclusione. Il suo albero genealogico affonda le radici nell’aristocrazia cinese della dinastia Qing e nelle file del Guomindang, motivi sufficienti al tempo del decennio della Rivoluzione Culturale per essere accusato di destrismo ed essere perseguitato.


Liu_donnaLiu Yandong 刘延东, la donna più potente della Cina
Liu Yandong, 66 anni, definita da molti la donna più potente del Paese. È la quinta a sedere nel Politburo sin dalla fondazione della Repubblica Popolare nel 1949, ma l’unica al momento tra i 25 membri e ad ogni modo sarebbe comunque la prima donna in assoluto ad occupare un seggio nel potentissimo Comitato permanente. La sua carriera politica si forma nella Lega della gioventù comunista, a stretto contatto con Hu Jintao. Dal 2007 ha collezionato le cariche che ha tutt’ora all’attivo insieme a quella di supervisore dei ministeri di Salute, Cultura ed Educazione e vanta anche un passato alla guida della All China Women’s Federation. Anche se, come nel caso di Yu Zhensheng, l’età potrebbe ostacolare la sua ascesa, Liu Yaodong ha molte carte da giocare in particolare dopo l’espulsione di Bo Xilai. Se riuscisse a entrare nel Comitato permanente dell’Ufficio politico del partito, si tratterebbe senza dubbio di un evento “rivoluzionario”. Prima di lei una delle pochissime donne che avevano provato ad imporsi tra i burocrati di Pechino fu Jiang Qing, l’ultima moglie di Mao, colei che tentò, con l’appoggio della Banda dei Quattro, di sostituirsi al marito per evitare che la Repubblica popolare abbandonasse la tradizione rivoluzionaria per intraprendere il “pericolosissimo sentiero della modernizzazione”. Chiaramente la posizione di Liu Yandong oggi è molto diversa da quella di Jiang Qing, ma si tratta pur sempre di una donna, che in quanto tale fatica a farsi valere in mezzo a decine di colleghi.


Wang_bisWang Yang汪洋, uno scomodo democratico
Dall’elenco dei papabili sembra essere escluso Wang Yang, 57 anni, capo del partito della provincia meridionale del Guangdong, molto apprezzato in Occidente per il suo approccio liberale. Al suo posto la lista include Liu Yunshan, il censore di Internet. L’attuale presidente Hu Jintao vorrebbe Wang Yang fuori dal Comitato permanente perché troppo riformista e il rischio di un cambiamento significativo sarebbe troppo elevato. Il più grande successo ottenuto da Wang è stata la gestione dell’incidente di Wukan, un piccolo villaggio di pescatori  insorto alla fine del 2011 contro gli espropri illegittimi ad opera di funzionari corrotti. Quando la situazione si fece particolarmente tesa, Wang decise di intervenire senza reprimere nel sangue le rimostranze e concedendo le elezioni per la scelta dei nuovi leader locali. Questo avvenimento costituisce un importante precedente democratico, una soluzione opposta all’intervento della polizia armata chiamata a risolvere eventi di questo tipo. Un precedente forse eccessivo per entrare a far parte del Comitato permanente.

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