Cresce il peso delle bollette sul bilancio familiare e cresce il numero di quelle non pagate. Perché arrivare a fine mese per molti italiani è diventato un esercizio di “equilibrismo domestico”:  di fronte alla busta paga molti nuclei si chiedono infatti quale spesa affrontare. E soprattutto con quale ordine.

E vi è anche chi nella peggiore delle ipotesi, di fronte alle spese quotidiane e alle emergenze, si ritrova ad accumulare ritardi nei pagamenti delle utenze.  Ma quanti sono gli italiani in difficoltà? E a quanto ammonta il loro debito nei confronti delle cosiddette “utilities”  (acqua, energia e idrico) e alle società di TLC?  Sono circa 17milioni per un totale  di circa 14,6 miliardi di euro di importi non pagati.

Lo rivela il Terzo Rapporto Annuale di Unirec – l’Unione Nazionale delle Imprese a Tutela del Credito che ha preso in esame l’attività delle 200 imprese associate, l’85% del mercato -, a cui sono state affidate complessivamente nel 2012  un’attività di recupero crediti relative a circa 34.738.000 di posizioni per un controvalore di Euro 43 miliardi di crediti affidati.
La fonte di queste dati è sicuramente molto affidabile: le società di recupero crediti di fatto costituiscono un osservatorio privilegiato sulla crisi economica e finanziaria dal momento che hanno, ogni mese, più di tre milioni di contatti (tante sono le pratiche in carico agli Operatori Associati Unirec) con famiglie e imprese. 
Nel dettaglio, l’ammontare di crediti scaduti e non pagati affidati per il recupero alle Aziende associate ad Unirec sono nel totale: 35 milioni di pratiche (2 milioni in più rispetto al 2011, pari +6%, di cui 29 milioni solo verso le Famiglie), per complessivi 43 miliardi di euro (5,2 miliardi in più del 2011, pari a +14%) di cui:
• – 25,4 miliardi (il 59%) dal settore bancario/finanziario, relativi a rate di prestiti, rate per acquisto di beni di largo consumo, rate di mutui, scoperti di conti bancari, carte di credito revolving e canoni di leasing;
• – 14,6 miliardi (il 34%) riguardanti bollette insolute per servizi di prima necessità quali: luce, acqua, gas e telefono;
• – 3 miliardi (il 7%), per crediti commerciali e di altra natura.

Il ritorno della cambiale
Accanto ai dati numerici il report evidenzia anche nuove tendenze significative dal punto di vista del mutamento del costume sociale tra cui il forte ritorno all’uso delle cambiali e l’incremento dei protesti, in crescita da ormai cinque trimestri consecutivi.
La “cambiale” sembra essere infatti tornata in auge sia quale mezzo di pagamento, sia come strumento a supporto di “ridefinizioni” e/o piani di rientro per debiti (precedentemente contratti) insoluti e/o ceduti, in particolare nel credito al consumo.  Da un’analisi dell’Ufficio Studi di Unirec, basata su dati di un campione di Società di recupero crediti e di Società di Credito ai Consumatori, relativa al 2012, rispetto al 2011 emerge:
• – un aumento del 5% del numero degli effetti rilasciati ed una crescita del 2% dell’ammontare complessivo;
• – un tasso di insolvenza (insoluti e protesti) del 33% del numero degli effetti e del 35% dell’ammontare complessivo.
Rispetto al 2009, il numero delle cambiali è aumentato del 44%, mentre l’ammontare complessivo è cresciuto del 17%.

La crisi nel rapporto tra crediti affidati e crediti recuperati
Nel 2012, le Imprese associate ad Unirec hanno gestito per il recupero circa n. 35 milioni di pratiche, con un incremento del 6% rispetto al 2011 (l’incremento del 2011 sul 2010 era stato del 4%).
Per contro, aumentano le difficoltà di riscossione: il numero totale delle pratiche recuperate è calato di quasi 2 milioni di pezzi, pari ad una flessione del 10%.
Allo stesso modo, nel 2012 il rapporto tra il numero delle pratiche recuperate ed il numero delle pratiche gestite risultano pari al 44,1%, in calo di 8 punti percentuali (-15%), sul 52,1% del 2011 e di 9,2 punti percentuali sul 53,1% del 2010, anno in cui è iniziato il trend in diminuzione.
Nel 2012, i crediti affidati per il recupero alle Imprese Associate Unirec, erano pari complessivamente a circa 43 miliardi di euro, con un incremento del 14% rispetto all’anno precedente.
La massa di crediti affidati per il recupero in 6 anni è quasi triplicata: erano 15,2 miliardi di euro nel 2007; per contro, i crediti recuperati nello stesso periodo sono “solo” raddoppiati, passando dai 4,7 miliardi di euro del 2007 ai 9,3 miliardi di euro di fine 2012.
Nel 2012, causa il perdurare di un contesto particolarmente negativo, si è verificato un ulteriore calo di 2,6 punti percentuali delle performance (rapporto tra importi recuperati ed importi affidati); infatti si sono attestate al 21,5% registrando un calo dell’11%, rispetto al 24,1% del 2011. Negli ultimi cinque anni le performance sono diminuite di circa 10 punti (-31%), passando dal 31,3% nel 2007 al 21,5% nel 2012.
L’importo medio dei crediti affidati, nel 2012 è stato di  1.237 euro, aumentato del 7% rispetto a quello di  1.152 euro del 2011; negli ultimi 6 anni è cresciuto del 47%. Da rilevare tuttavia, che l’83% delle pratiche (pari al 49% degli importi totali) ha un importo medio di 703 euro; per contro, il 17%, pari al 51% degli importi ha un importo medio di 3.577 di euro.
Nel 2012 si è verificato un calo di circa 2,6 punti percentuali delle performance (rapporto tra importi recuperati ed importi affidati); questo fenomeno, a fronte di maggiori crediti gestiti per oltre 2 milioni di pratiche e per oltre 5,2 miliardi di euro, ha comportato minori incassi per oltre 1 miliardo di euro. Il valore del 2012, si rapporta ai 783 milioni di euro incassati in meno nello scorso anno e si somma ai complessivi oltre 3 miliardi di euro incassati in meno nell’ultimo quinquennio.

Al Lazio il triste primato della classifica
Nel 2012, il 50% (dato invariato rispetto al 2011) dei crediti affidati al recupero (sia per numero di pratiche che per importi) si è concentrato prevalentemente in quattro regioni: Sicilia (14% delle pratiche e 15% degli importi), Campania (14% sia delle pratiche che degli importi), Lombardia (12% delle pratiche e 13% degli importi) e Lazio (10% delle pratiche e 8% degli importi). Per contro, la performance media delle pratiche recuperate di queste quattro regioni risulta pari al 42%, inferiore del 5% circa rispetto a quella media nazionale del 44,1%.
La performance degli incassi (rapporto tra importi recuperati ed importi affidati) in queste quattro regioni risulta invece in linea con la media nazionale del 21,5%. Da rilevare, tuttavia, che sulla media delle quattro regioni incide pesantemente il 29% del Lazio (+7,5 punti rispetto alla media nazionale), che compensa il 19% della Campania (-2,5 punti sulla media nazionale) ed il 20% della Sicilia e della Lombardia (-1,5 punti sulla media nazionale).
Le regioni più “virtuose” sono invece il Friuli, la Basilicata, il Molise, il Trentino e la Valle d’Aosta, regioni che, oltre ad avere meno dell’1% dei crediti affidati per il recupero, registrano performance di recupero uguali o superiori alla media nazionale, ad eccezione della Basilicata che evidenzia una percentuale in linea con la media nazionale.

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